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venerdì 7 novembre 2025
Piazzapulita, uno strepitoso Corrado Formigli ha fatto una cosa semplice: ha preso i fatti, li ha messi in fila e ha mostrato a tutti cos’è davvero la riforma della giustizia voluta da Giorgia Meloni.
Resistenza
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Niente chiacchiere, niente tifo, niente propaganda. Solo nomi, date, dichiarazioni. Le loro.
Da leggere e da rileggere fino alla fine, parola per parola:
“Stasera, per parlare di questa riforma dei magistrati, voglio fare proprio quella che è l'attività base di un giornalista tutti i giorni: mettere in fila i fatti e ricostruire il contesto.
E voglio ripartire da questa frase del grande Paolo Borsellino: “La separazione delle carriere è un cavallo di Troia per disarticolare la forza unitaria dell'azione giudiziaria”.
Queste le sue parole. Paolo Borsellino, icona della nostra Presidente del Consiglio, che più volte ci ha detto che ha cominciato a fare politica proprio nel mito di Paolo Borsellino.
Ma come è possibile?
D'altronde ci sono anche tanti esponenti del partito attualmente al governo che la pensavano come Paolo Borsellino.
E allora voglio cominciare con questo cartello che ci mostra cosa diceva il Presidente del Senato Ignazio La Russia il 4 novembre 2002: “Di separazione delle carriere dei magistrati, per ora non si parla”.
E poi, nel 2008 diceva: “Il rischio è delegittimare i magistrati e recare danno ai cittadini”.
Poi c'è Edmondo Cirielli, che nel 2016 diceva: “L’assoluzione di noti politici conferma che la magistratura nel suo complesso agisce correttamente con imparzialità. Tra giudice e pubblica accusa non c'è alcuna strategia condivisa. Questo sgombra il campo dalla polemica sulla separazione delle carriere”.
E poi c'era l'attuale sottosegretario della Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che è stato anche magistrato, che nel 2002 diceva: “Niente strappi sulla separazione delle carriere dei magistrati perché bisogna evitare passaggi traumatici”.
Perfino il ministro della Giustizia, Nordio, nel 1994 firmò un appello insieme all'Associazione Nazionale dei Magistrati contro la separazione delle carriere.
E allora che cosa è successo?
Molto semplice: che i Fratelli d'Italia nel frattempo sono andati al potere ed essendo andati al potere non vogliono i magistrati tra le scatole, non vogliono che la magistratura metta i bastoni tra le ruote al governo.
Sì dirà: “Lo dici tu, Formigli, perché sei il solito fazioso e maligno”.
No, non lo dico io. Lo dicono loro, lo dicono loro con le loro stesse dichiarazioni.
Allora cominciamo a mostrarvi come mai l'articolo 104 della Costituzione italiana, che dice la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, rischia di diventare carta straccia.
Cominciamo con la fonte più autorevole, la Presidente del Consiglio.
Giorgia Meloni, il 29 ottobre 2025, dice che “la riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza”.
Cioè ,avete capito: intanto mette insieme Corte dei Conti e separazione delle carriere, che non c'entrano nulla l'una con l'altra.
Ma c'è un unico fine e il fine non è l'efficienza dello Stato, non è la terzietà del giudice rispetto al pubblico ministero.
Il fine è che bisogna mettere a posto i magistrati, limitare la loro “invadenza”, che siano giudici penali, giudici civili o giudici contabili.
Anche se poi non si capisce una cosa: se la Corte dei Conti è invadente quando si occupa dei conti del ponte dello stretto, di cosa si dovrebbe occupare? Di caccia e pesca?
Ancora più sfacciato, però, è il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che in un'intervista al Corriere della Sera di qualche giorno fa dice questo:
“Questa riforma fa recuperare alla politica il suo primato costituzionale. Il governo Prodi cadde perché Mastella fu indagato per accuse poi rivelate si infondate. Mi stupisce che Elly Schlein non capisca che questa riforma gioverebbe anche a loro nel momento in cui andassero al governo”.
Avete capito? Cioè, la riforma... del CSM non parla minimamente dei ministri, non dice nulla su come i ministri debbono essere indagati o meno dalla magistratura. Perla di separazione delle carriere tra pm e giudice. Non parla dei ministri, ma è evidente che l’intento è quello, lo dice il ministro della Giustizia: sottrarre la politica alle attenzioni della magistratura.
Dice di più, il Ministro Nordio. Dice: “Ma come Elly Schlein? Ma tu che sei una donna intelligente, non serve anche a te una magistratura un po' più a cuccia casomai sarai al governo?”.
Ecco, alla fine il povero Paolo Borsellino lo aveva capito molto bene: dividere la magistratura in due tronconi significava indebolirla e renderla in qualche maniera più debole di fronte al potere politico.
È questa la natura politica più profonda: quella per cui la magistratura non deve osare frapporsi tra il potere politico e il popolo.
Vorrei chiudere con alcuni dati sulla giustizia italiana.
Durata delle cause civili in Italia:
primo grado, 540 giorni;
secondo grado, 753 giorni;
terzo grado, 1063 giorni.
Più del doppio della media europea.
Queste sono le cause civili. Andiamo alle cause penali:
primo grado, 355 giorni in media;
secondo grado, 750 giorni;
terzo grado, 101 giorni.
Siamo a circa quattro volte in più della media europea.
Ma la più importante riforma di questo governo, la più strombazzata, la più annunciata, quella che addirittura cambia la Costituzione, porta il Paese a un referendum durissimo di contrapposizioni, di divisioni, non guarda a quei numeri, non risolve assolutamente quei numeri, non si occupa di quei numeri che riguardano i cittadini, ma semplicemente si occupa di dividere la magistratura.
Perché? Questa è una delle tante domande che si potrebbero fare alla Presidente del Consiglio Meloni.
Ma questa è davvero una domanda inutile, perché sia la Meloni sia Nordio hanno già abbondantemente e sinceramente risposto con le loro proprie parole”.
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