venerdì 26 agosto 2011

Appello: la manovra finanziaria di Ferragosto 2011 è incostituzionale

 riceviamo, condividiamo, firmiamo e chiediamo di firmare e far girare, grazie

From: Antonella Zarantonello


SOTTOSCRIVI L'APPELLO!
  

Appello dei giuristi estensori dei quesiti referendari per l’ acqua bene comune e prime adesioni.

La lettura della manovra di Ferragosto e del dibattito politico che ne ha accompagnato la presentazione produce una sensazione di profonda preoccupazione in chi ha a cuore la democrazia ed i beni comuni. Impressiona in particolare la disinvoltura con cui si maneggia una materia tanto delicata e fondativa di un ordine giuridico legittimo quanto quella della gerarchia delle fonti del diritto. La manovra mette in moto una sorta di processo costituente de facto  che di per sé denuncia la natura profondamente incostituzionale, a diritto vigente, della filosofia ispiratrice dell’intero provvedimento.

Al primo articolo si legge infatti che il Decreto legge è emanato “In anticipazione della riforma volta ad introdurre nella Costituzione la regola del pareggio di bilancio”.  All’art. 3 si aggiunge che:“In attesa della revisione dell’art.41 della Costituzione, Comuni, Provincie, Regioni e Stato, entro un anno dalla data di entrata in vigore della Legge di conversione del presente Decreto, adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l’iniziativa e l’attività economica privata sono libere ed è permesso tutto quello che non è espressamente vietato dalla legge”.
L’art. 41 è uno dei perni della Costituzione economica italiana vigente. Esso sancisce che : “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.
In Italia il processo di revisione costituzionale può svolgersi soltanto ai sensi dell’art. 138 Cost. che prevede doppia votazione in ciascuna Camera ed eventuale referendum confermativo. Fino a che questa revisione costituzionale non è avvenuta, la vigente Costituzione economica italiana è quella mista, che prevede un sistema di libera iniziativa privata sottoposto tuttavia a controlli anche preventivi volti a salvaguardare l’interesse sociale e la dignità della persona e l’ambiente . Cancellare per decreto ogni potere di controllo politico sull’attività economica costituisce una violazione palese e profonda del nostro tessuto costituzionale vigente che lo sbilancia in modo ancora più evidente a favore dell’interesse privato (spesso multinazionale)  ai danni di quello delle persone comuni.
A ciò si aggiunga che la nostra Costituzione struttura uno stato sovrano cui non può essere precluso da poteri esterni  di qualsivoglia natura di investire sul lungo periodo, promuovendo la persona umana ed il suo sviluppo oltre a molteplici altri valori non economici (solidarietà, ambiente, paesaggio, ricerca scientifica, istruzione) anche nell’interesse delle generazioni future. Il Decreto viola inoltre la funzione costituzionale del risparmio, frutto dei sacrifici dei lavoratori, di cui all’art. 47 della Costituzione.  La preconizzata costituzionalizzazione del pareggio di bilancio rende impossibile l’investimento sociale ed impone una visione aziendalistica dello Stato che la nostra costituzione non contiene in alcun modo  ma che è soltanto una delle cifre di quel fallimentare modello neoliberista, ancora troppo potente anche in Europa, che non ammette di aver prodotto la profonda crisi attuale.
E’  assolutamente necessario affermate con forza che il popolo sovrano, composto  nella stragrande maggioranza di quelle persone comuni ai cui danni la crisi si sta orchestrando, si è espresso appena due mesi fa nelle forme e nei modi previsti dalla Costituzione tramite i referendum in modo politicamente inequivocabile contro il modello di sviluppo neoliberista che il Decreto di ferragosto ripropone pervicacemente. In particolare, sul piano del diritto costituzionale vigente  non può essere riproposta la privatizzazione\liberalizzazione  dei servizi pubblici locali. Il clima di emergenza internazionale va verificato nella sua reale portata politica prima di affrettare manovre di pareggio dei conti in contrasto con i valori di solidarietà sociale della nostra Costituzione.
È questa, non quella dei mercati finanziari, l’indicazione politica che occorre  seguire in Italia: un’indicazione inequivocabile che dopo vent’anni di neoliberismo ha affermato a maggioranza assoluta che, nel governo dei beni comuni, il privato non è sempre “la soluzione” ma molto spesso è esso stesso “il problema”. Il popolo ha fatto pervenire un’ indicazione politica chiara volta a riequilibrare il rapporto fra privato e pubblico a favore di quest’ultimo, dando immediata e piena attuazione agli artt. 41, 42 e 43 della Costituzione.
Di fronte a questo scenario sconcertante, che fa emergere una vera e propria emergenza beni comuni, rivolgiamo un appello al movimento referendario tutto affinché esso dichiari conclusa la stagione referendaria specifica, investendo di qui in poi energia e risorse (incluse quelle del rimborso elettorale) per dare finalmente voce autorevole e rappresentanza politica seria alla necessità urgente di invertire la rotta rispetto alla privatizzazione ed al saccheggio dei beni comuni.
Alle forze politiche di opposizione ed al sindacato (in particolare la CGIL) chiediamo di consultare immediatamente le loro basi su questo cruciale spartiacque facendosi successivamente paladini di una ristrutturazione seria del settore pubblico informata alla piena tutela dei beni comuni, del patrimonio pubblico, della sovranità popolare e dei valori della nostra Costituzione.
Agli amministratori infine, chiediamo di rispettare rigorosamente la Costituzione vigente, disapplicando se del caso, in ottemperanza di un preciso obbligo costituzionale di tutti i pubblici ufficiali, quelle parti del Decreto di ferragosto che più brutalmente tradiscono la volontà popolare emersa dai referendum di giugno.
Alla cittadinanza onesta e a quanti hanno accesso al sistema mediatico infine estendiamo un invito a sottoscrivere questo appello  su www.siacquapubblica.it, a sostenerlo promuovendone la conoscenza e la diffusione.
I giuristi estensori dei quesiti referendari sull’ acqua bene comune: Alberto Lucarelli, Ord. Univ Napoli,  Assessore ai Beni Comuni, Napoli, già componente Commissione Ministeriale  per riforma dei beni pubblici; Ugo Mattei, Ord. Univ. Torino, già vice-presidente Commisssione Ministeriale per la riforma dei beni pubblici; Luca Nivarra, Ord. Univ. Palermo,  già componente Commisione Ministeriale per la riforma dei beni pubblici; Gaetano Azzariti, Ordinario di Diritto Costituzionale, Università di Roma La Sapienza.

Primi firmatari
Livio Pepino, Ex magistrato, già Componente CSM; Alex Zanotelli, Missionario Comboniano; Giorgio Airaudo, Responsabile auto, Segretaria Nazionale FIOM; Gabriele Polo, Direttore Editoriale, Il Manifesto; Giorgio Parisi,Fisico, Accademico dei Lincei.

mercoledì 10 agosto 2011

COMUNICATO STAMPA

   


“Treno delle Donne per salvare la Costituzione”. Il 24 settembre manifestazione a Roma per circondare il Parlamento

Roma, 10 agosto –  Un treno carico di donne provenienti dal nord d’Italia, e l’altro partito dalla Sicilia si congiungeranno a Roma il 24 settembre per manifestare in Difesa della Costituzione repubblicana circondando il Parlamento.
Davanti alla proposta di Legge, presentata di recente alla Camera, per modificare l’Articolo 1 della Costituzione, le Donne della società civile si sono immediatamente mobilitate in un’iniziativa, promossa in Internet dalla “Rete delle donne Siciliane per la Rivoluzione Gentile”, che ha trovato la pronta adesione di numerose associazioni e gruppi organizzati (dalla Rete Viola all’Onerpo, dal Forum Ambientalista, all’Aidos, dall’Udi all’Arcidonna, dai Centri Antiviolenza all’Associazione per la Democrazia  Costituzionale). Si è quindi costituito un Comitato promotore che ha puntualizzato il programma e gli scopi della manifestazione.
Giungeranno a Roma le cittadine e i cittadini di questo Paese che condividono l’obiettivo di questa battaglia in difesa di valori irrinunciabili per ogni essere umano, unendo in un unico “Treno per la Costituzione” le donne d’ Italia. Per ribadire così,  in modo tangibile, la volontà delle donne di agire a tutti i livelli, per un'Italia unita, democratica, repubblicana, che trovi nelle donne la forza viva, creativa e propositiva per un concreto e ormai inderogabile cambiamento.
Un cambiamento che deve partire proprio dall’attuazione totale della prima parte dall’articolo 1 della Costituzione che afferma che “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, per una democrazia reale  in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società e di dare il loro migliore contributo. “Anziché pensare a “cambiare” la Costituzione - affermano  le promotrici dell’iniziativa - è bene che si inizi a pensare ad attuarla davvero, compreso l’articolo 51, da sempre disatteso, e che ne vengano rispettati i principi della legalità, dei diritti e dell’uguaglianza fra cittadini, e della pace come  afferma chiaramente l’articolo 11.
Per questo, oltre a stringere il Parlamento in un cerchio umano, quale affermazione della sovranità popolare, ma anche come baluardo a difesa dei fondamenti costituzionali, le Donne si recheranno al Quirinale, sede del Capo dello Stato, istituzione massima che per legge deve garantire il rispetto della Costituzione e la sua inviolabilità.
La manifestazione proseguirà con la partecipazione alla Marcia per la Pace di Assisi del giorno dopo, il 25 settembre.

Nella Toscano per il Comitato promotore


lunedì 8 agosto 2011

Il rebus delle riforme e la Costituzione

di Lidia Ravera
8 agosto 2011
 
Tutto è libero tranne ciò che è vietato”, ha detto, nella Conferenza stampa straordinaria, il Ministro Tremonti, con la sua voce soffice, inadeguata a profetizzare sventure, quanto a risolverle. Più che una frase è un indovinello, un rebus, un abracadabra.

Che cosa vorrà dire? Che l’imprenditore, se non scarica una lupara sulle tibie della concorrenza, può fare tutto quello che vuole? Anche fottersene della tutela dei lavoratori, dei loro diritti, della loro salute, della loro sicurezza? Chi è “La madre di tutte le liberalizzazioni”, di cui ha biascicato il Ministro sdrucciolando sulle “erre” ? La compianta Rosetta Bossi vedova Berlusconi? Mamma Tremonti? La signora Marchionne Senior?

No, la madre di tutte le liberalizzazioni è un delitto annunciato: la soppressione dell’articolo 41 che, in poche righe, progetta una società civile: l’iniziativa privata, dice “non può svolgersi in modo da recar danno alla sicurezza alla libertà e alla dignità umana” . Poi dice: “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata a fini sociali”.

Mentre il Paese cola a picco, la Costituzione è l’unica bandiera che possiamo sventolare, l’unico orgoglio, l’unica scialuppa per cui vale la pena di metterci in salvo. Evidentemente non ce la meritiamo più. E questa, forse, era l’unica triste notizia, di quella straordinaria Conferenza stampa.

Il Fatto Quotidiano, 7 agosto 2011

Intervista a Rodotà: «Questo è un assalto frontale alla Costituzione e al lavoro»

pubblicata da Liberazione - Giornale comunista il giorno domenica 7 agosto 2011 alle ore 22.02
Intervista a Stefano Rodotà, giurista, professore emerito alla Sapienza di Roma

«Da da qualunque parte si guardi è una mossa ideologica, un colpo di mano costituzionale, una politica che continua a colpire i più deboli». Al telefono con Liberazione, Stefano Rodotà, giurista, docente emerito alla Sapienza, parla all'indomani degli annunci di Tremonti e Berlusconi sull'anticipo dei sacrifici e sulle manomissioni della Carta e dello Statuto dei lavoratori. Dice, in sostanza, che quelli che insegue il governo sono «interventi depressivi» perché «tolgono potere d'acquisto. L'attacco alla Costituzione è esplicito sia contro l'articolo 41 sia con l'introduzione del vincolo di bilancio. L'obbligo di pareggio, lo ha spiegato anche Boeri alla luce delle recenti difficoltà di Obama, diventa lo strumento per ricattare la politica perché condiziona l'impostazione di bilancio. In Italia s'è insistito molto sulla rigidità imposta dal Patto di stabilità e quest'altra rigidità priva i governi della possibilità di rispondere con strumenti adeguati alle situazioni di difficoltà. Le misure annunciate rendono più difficile il governo dell'economia a meno che non si vogliano prendere ad esempio gli Usa che hanno appena sacrificato ciò che restava del welfare e ridotto l'effetto positivo di una riforma sanitaria non particolarmente esaltante».

Quali potrebbero essere le conseguenze?

S'è detto che questo è in commissariamento del governo Berlusconi da parte della finanza internazionale, dell'alleanza Bce-Merkel-Obama. In realtà così si tende a ridurre lo spazio per la politica. Se l'obiezione è quella che la politica italiana è particolarmente corrotta e dissennata allora il problema dovrebbe essere quello di fare una politica dignitosa. Invece, così si introduce solo un potere di ricatto che viene dai ceti conservatori.

Si sostiene che l'articolo 41 freni le imprese.

L'articolo 41 - quello per cui l'iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana - non è un'imposizione "sovietica", c'è stato in quell'articolo un contributo importante dei liberali. Il riferimento all'utilità sociale è semplicemente la constatazione che nessuna attività possa fare astrazione dal contesto in cui si produce. La Thatcher diceva che la società non esiste. Quell'articolo non ha impedito l'impresa e si attacca per abbandonare il complesso di garanzie che offre la Costituzione. Non è così che si restituisce all'impresa la libertà di muoversi. In che cosa si tradurrà dunque l'annuncio, in mano libera all'impresa? Lo trovo preoccupante.

Sacconi s'è già pronunciato per cancellare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, Tremonti ha già detto che le misure sulla sicurezza sarebbero eccessive.

Guardi, invece la lungimiranza dei padri costituenti: prima della dignità e della libertà hanno voluto mettere la sicurezza. Senza l'articolo 41 viene meno uno degli architravi della Carta: il rapporto tra libertà di impresa e contesto. Si tratta di una norma molto di bandiera con un valore simbolico significativo che cambierà la percezione del sistema costituzionale. E' un fatto di estrema gravità

Dunque è un golpe?

E' una parola questa da adoperare con prudenza. Certamente è un attacco frontale alla Costituzione che fa corpo con un progetto di diminuzione dei diritti. E' un colpo di mano estivo.

Eppure mai come ora la "libertà" d'impresa è così spudorata.

Ecco dov'è il carattere pretestuoso: una cosa è liberare le imprese da vincoli burocratici, un'altra è liberarle dalla tutela dei lavoratori. E questo è inammissibile. L'articolo 36 dice che la retribuzione deve garantire un'esistenza libera e dignitosa. E non mi pare che nell'ultima fase, con la riduzione del lavoro a merce, sia stato così. L'unico obiettivo sembra colpire il lavoro, una lettura unilaterale ma anche sbagliata perché la componente lavoro non ha responsabilità in questa crisi. Boeri, che non mi pare un estremista, avverte che il primo effetto dei tagli sarà quello di colpire le famiglie povere. Così si perpetua e accresce una situazione di disuguaglianza in una situazione in cui sarebbero necessarie riforme, ad esempio, nell'accesso al credito. Il silenzio confindustriale è piuttosto eloquente. Non si è riusciti nemmeno a fare una tassa sulle auto di grande cilindrata che colpirebbe in maniera indolore i possessori di beni lusso. La patrimoniale, chiesta da Amato, non dagli estremisti, si fa tranquillamente in altri paesi europei. E sarebbe il contrario di questo irrigidimento delle norme costituzionali. Questa era l'occasione per chiamare i ceti più ricchi, come dice la Costituzione, a partecipare alle spese pubbliche in proporzione alle loro sostanze.

Ritiene che possano passare queste misure?

L'anticipazione della manovra certo che può passare, Fli e Rutelli già hanno detto di sì. Oggi l'attenzione va posta prima sui contenuti di questa manovra accompagnati minacciosamente dallo Statuto dei lavori di Sacconi, i lavori che diventano merce e sottratti alle garanzie costituzionali. Per la "riforma" costituzionale, invece, ci può aiutare il tempo: servono due letture delle Camere a distanza di tre mesi l'una dall'altra, dunque ci sono almeno nove mesi davanti a noi. Inoltre sulla materia è possibile avere un referendum confermativo.

Su entrambi gli aspetti è decisiva la mobilitazione, non crede?

Questo è un momento molto grave per la democrazia. E' necessaria una grande consapevolezza culturale, rendersi conto dei rischi che si corrono. Certo che è necessaria la mobilitazione a partire da tutte le forze che hanno incarnato la reazione sociale alla crisi nei mesi scorsi, studenti, precari, donne, mondo della cultura. Quei soggetti che hanno reso possibili i risultati elettorali di primavera nelle città e ai referendum. Tutti dovranno essere consapevoli che quello che hanno fatto lo devono rifare.

 Checchino Antonini -  07/08/2011

giovedì 4 agosto 2011

IN PRINCIPIO FU ROSA*

Colora la mente a cura di Giò
 



Furono le donne a Palermo, all’indomani delle stragi a iniziare lo sciopero della fame e a ricoprire coi giornali i monumenti della città per protestare e chiedere a gran voce le dimissioni del Prefetto e del Questore.

Furono le donne a Berlino, le trummerfrauen, le donne delle rovine a sanare le ferite del nazismo e della guerra, mentre lo stordimento dell'orrore vissuto paralizzava l’azione e la rinascita degli uomini reduci dalla guerra e dai campi di sterminio.

E ancora, furono e sono le donne di Juarez, una su tutte Susana, a denunciare i femminicidi e a portare all’attenzione del mondo quello che succede nella striscia tra il Messico e gli Stati Uniti .

E ancora, da oltre trenta anni, sono le donne, le madri di Plaza de Majo, a denunciare il fenomeno dei desaparecidos e a chiedere la lista dei criminali responsabili delle morti e delle torture.

E sono le donne, nei Paesi arabi e in Africa, a sfidare la violenza del potere semplicemente mettendosi al volante, indossando un paio di pantaloni o improvvisando riunioni nelle case per far conoscere alla rete la spinta del cambiamento

E fu una donna, Rosa Parks a dare il via alle battaglie per i diritti civili nell’America dei senza diritti, e poi Anna che ha pagato con la vita l’orrore delle guerre che nessuno voleva vedere.

Aung San Su Chi, farfalla sola contro e i generali, e Rita e Lea che alzarono la testa contro la mafia.

Decine e decine di donne che hanno deciso di non voltarsi dall’altra parte e hanno guardato in faccia l’ingiustizia. L’hanno guardata e hanno affrontata. Avevano una cosa in comune: erano tutte a mani nude contro l’abuso e la distorsione del potere.

Noi siamo più fortunate. Non siamo a rischio di incolumità fisica, il nostro è un rischio più subdolo. È il rischio insito nella compressione dei diritti civili e della trasformazione dell’equilibrio tra i poteri.

é il rischio che la sovranità, che i padri Costituenti avevano immaginato potesse essere unicamente in capo al popolo, possa essere assorbita dal potere politico.

Oggi la storia ci chiede di proteggere quelli che i Padri della Resistenza ci hanno lasciato: la nostra Costituzione che all’art. 1 recita : “ L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione

La nostra Costituzione, che è insieme Sole dei diritti e paravento delle ingiustizie.

La sua linfa vitale è legata a filo doppio con la nostra vita, perché se noi non proteggiamo lei, lei non potrà più proteggere noi.
Dafne Anastasi

martedì 2 agosto 2011

Il Treno delle donne per la Costituzione.

pubblicata da Nella Toscano il giorno mercoledì 3 agosto 2011 alle ore 7.36

 Il treno delle donne  per la Costituzione è stato ideato e promosso dalla Rete delle Donne Siciliane per la Rivoluzione Gentile,  che hanno avvertito l'urgenza e la necessità di   far sentire chiara e forte  la propria voce in difesa  della nostra  Costituzione,   ogni giorno di più  minacciata dalle modifiche avventate che questa maggioranza sta tentando di fare,  nonostante il recente Referendum del 2006 abbia bocciato, in maniera chiara ed inequivocabile ed a stragrande maggioranza, le già tenntate modifiche costituzionali volute dalla destra.
L'avere depositato in Parlamento, sempre da parte della destra,  un disegno di legge per la modifcica dell'art. 1 della Costituzione, con il previsto passaggio dalla sovranità popolare alla sovranità parlamentare, ci è parso un campanello d'allarme da non sottovalutare e per questo, noi donne della "Rete delle donne Siciliane per la Rivoluzione Gentile ", abbiamo avvertito l'urgenza e la necessità di fare qualcosa, per cercare di fermare questo scempio.
Ci siamo confrontate e abbiamo  deciso di lanciare l'iniziativa del Treno delle donne per la Costituzione! 
L'abbiamo fatto perchè convinte che, in questo triste e drammatico momento per il nostro Paese, siamo  noi la forza che può e che deve provare a salvarlo dalla deriva in cui il governo ed il Parlamento composti a stragrande maggioranza di uomini, nominati dalle rispettive segreterie politiche, lo sta precipitando  in un  baratro senza via d'uscita.
 Le donne  vogliamo essere le protagoniste e vogliamo far capire a tutti/e che in Italia la situazione politica, economica e lavorativa, oltre che etica e legale, ormai ha raggiunto livelli di degrado insopportabili.
  Siamo convinte che proporre la modifica dell'art. 1, e quindi della prima parte della Costituzione, è un precedente  gravissimo,  che se non fermato in tempo ci porterà allo sfascio totale o meglio ad una dittatura, dentro la quale peraltro siamo precipitati lentamente senza che ne abbiamo voluto prendere atto.
In un contesto simile abbiamo deciso, noi della Rete Delle Donne Siciliane  per la Rivoluzione Gentile, che non è più tempo di stare alla finestra, ma di cominciare ad agire. Noi ci stiamo provando con Il treno delle Donne per La Costituzione,   una scommessa più grande di noi, che vedrà per la prima volta le donne protagoniste per la  difesa della nostra Costituzione e  siamo oltremodo orgogliose che questo messaggio  partito dalle donne Siciliane, che avvertono forte l'urgenza di riscattare la propria terra così a lungo vilipesa da una classe dirigente del Nord rozza, arrogante  ed ignorante, sta contaggiando tutto il Paese e che vede tra  i  protagonosti La Consulta delle Donne di Wanda Montanelli, l'ONERPO, i movimenti per l'ambiente, i movimenti civici e molte altre importanti associozaioni.
E' tempo di dire basta a tutto questo e vogliamo gridarlo noi!!!
 Siamo contente  di  questo nostro  e lo siamo di più se può servire a sveglaire il nostro Paese dal torpore ed essere premessa di un cambiamento vero che vede le donne protagoniste e che sia, quindi, anche premessa per l'attuazione di quell'art. 51 della Costituzione, per cui molte di noi si sono battute e che mai è stato attuato.
Questa battaglia, come abbiamo ribadito fin da subito,  vogliamo farla insieme agli uomini che ci credono, perchè, siamo convinte,  la società fatta di uomini e donne deve vedere la compartecipazione di entrambi per governare insieme il Paese.
L'avere escluso quasi del tutto le donne dalle Istituzioni è stato un danno enorme per la tenuta democratica, etica, economica e sociale ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
A questa battaglia vorremmo che partecipassero tutte le  Donne Siciliane delle Associazioni e dei Movimenti a cui rivolgiamo l'invito ad  aderire!
Nella Toscano
Portavoce Nazionale


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