martedì 23 aprile 2024

L’Autonomia Differenziata del leghista Calderoli aiuta il Nord e affossa il Sud. Sono stati PD e partiti di centrosinitra ad aprire la strada a questa follia con la modifica del Titolo V della Costituzione



da Nella Toscano
di Rete NO AUTONOMIA DIFFERENZIATA
riceviamo e pubblichiamo

Ci piacerebbe capire cosa ne pensano i meridionali e i siciliani che votano Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e, in generale, i partiti che hanno agevolato la genesi dell’Autonomia Differenziata

 

Il disegno di legge sull’Autonomia Differenziata, ennesima porcata dagli effetti devastanti proposta dall’ineffabile Ministro Roberto Calderoli, è stata resa possibile dalla improvvida modifica del Titolo V della Costituzione del 2001 (foto sopra tratta da scenarieconomici.it), voluta dal centrosinistra, che non l’ha mai rinnegata e, addirittura, lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ancora nel 2020, la considerava come “un coerente sviluppo dei principi costituzionali”. Detto questo, appare evidente, quindi, che il disegno di legge Calderoli “non è una riforma, ma un provvedimento che disciplina l’attuazione di alcune norme costituzionali introdotte nel 2001 con la riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione” (Sergio Bagnasco). E’ da ricercare, infatti, nel riformato art. 117 della Costituzione, con il quale si è inserita la materia “energia” tra le materie concorrenti per le quali “spetta alle Regioni la potestà legislativa” ed è, altresì, nel riformato art. 116 Cost. che prevede su queste materie la legislazione concorrente tra le Regioni che possono chiedere ulteriori forme di autonomia”. E’ evidente, quindi, che il disegno di legge Calderoli è conseguente alla detta riforma del titolo V della Costituzione, di cui il centrosinistra porta tutta la responsabilità!

Le responsabilità del PD e di tutto il centrosinistra che, con la modifica del Titolo V della Costituzione, hanno aperto la strada all’Autonomia differenziata

Il PD e tutto il centrosinistra oggi sono contrari al disegno di legge Calderoli, evidentemente immemori delle loro responsabilità per avere aperto un’autostrada all’Autonomia Differenziata. Sarebbe auspicabile, quindi, una analisi approfondita e una assunzione di responsabilità per l’inopportuna e sbagliatissima modifica del Titolo V della Costituzione da parte dei suoi promotori: un errore a cui andrebbe posto rimedio subito, se davvero si volesse risolvere il problema delle Autonomie Differenziate. Invece, su questo punto vi è silenzio assoluto! Autonomia Differenziata e legge elettorale, sia nazionale che regionale e comunale sono la polpetta avvelenata di una politica riformatrice incapace di pensare al bene del Paese, ma solo agli interessi di parte. Pensare solo all’abrogazione dei provvedimenti voluti da Calderoli e non alle improvvide riforme del titolo V non fa ben sperare per una soluzione alla radice e definitiva di tutti i problemi derivanti dai pasticciati provvedimenti contenuti nel suo DDL, che violano svariati principi costituzionali, etici, di ragionevolezza ed in primis l’abolizione del Fondo di perequazione in violazione dell’art.119 comma terzo della Costituzione, addirittura in mancanza di alcun’altra copertura finanziaria.

Perché aumenterà il divario tra Nord e Sud

Non vi è dubbio che il disegno di legge di attuazione dell’Autonomia Differenziata avrà effetti negativi sulla coesione territorale e sulle aree svantaggiate del Paese. Il motivo principale risiede nello strumento scelto dal disegno di legge per finanziare l’Autonomia Differenziata, con il quale si prevede il mantenimento dei tributi maturati nel proprio territorio dalle singole Regioni. Tale modalità comporterà, di conseguenza, una riduzione delle entrate nel bilancio dello Stato, che avrà, quindi, meno risorse da destinare allo sviluppo economico e per la coesione sociale delle aree svantaggiate del Mezzogiorno e delle Isole. Nel Disegno di Legge Calderoli non è previsto nemmeno un Fondo perequativo nazionale a beneficio dei territori con minore capacità fiscale, benché imposto dall’art. 119 della Costituzione. Questo determinerà inevitabilmente un aumento dei divari tra il Nord e il Sud del Paese con conseguenti danni per le aree più svantaggiate, che farà venire meno la coesione sociale e territoriale dell’Italia.

Perché con l’Autonomia Differenziata andrà a farsi benedire l’unità nazionale

Altra nota dolente di detto Disegno di legge è la disparità di trattamento tra le Regioni firmatarie delle intese e quelle che non l’hanno sottoscritto, grazie al combinato disposto degli art. 3,5 e 8 dello stesso Disegno di legge. Infatti, in base a questi ultimi, le Regioni firmatarie delle intese potranno definire i loro LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) con cadenza annuale, aumentarne il valore, modificarli e inserire nuovi LEP mentre le Regioni del Sud, dopo i 24 mesi iniziali, dovranno attendere almeno altri tre anni e non prima del Marzo-Aprile 2029 potranno vedersi riconosciuto l’adeguamento dei LEP, ovviemente in presenza di risorse finanziarie, cosa per nulla scontata. Il disegno di legge Calderoli è la fine di ogni principio di solidarietà tra le Regioni più ricche e quelle più disagiate e, di conseguenza, la fine certificata dell’Unità nazionale. Tra le fantasiose trovate di Calderoli non può passare inosservata l’istituzione delle autonomie a tempo: una di quelle cose che non esitono in nessun’altro Paese al mondo e che definire dalle conseguenze devastanti è poco! E poi ancora la possibilità che ogni Regione ha di trattare direttamente e singolarmente con il Presidente del Consiglio le proprie politiche economiche, con la conseguenza che ogni Regione può chiedere politiche diverse rispetto alle altre e lo Stato, o meglio il PC si ritroverebbe a dover gestire tutte queste diversità, con le conseguenze che possiamo ben immaginare. Un guazzabuglio così poteva venire fuori solo da una mente perversa, intrisa di egoismo e ignoranza.

 

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Conferenza stapa sui quesiti referendari relativi alla legge elettorale; Camera dei deputati 23.04.2024

https://fb.watch/rDDJV4ncC-/ 

lunedì 22 aprile 2024

Io Voglio Scendere

Siamo cittadini accomunati dal proposito di restituire agli italiani il diritto di scegliere chi debba rappresentarli.
Diritto negato dal Rosatellum, come dal precedente Porcellum.

#iovoglioscegliere
·
*Basta con un Parlamento di NOMINATI!*
Martedì 23 aprile alle 17:30 il Comitato Referendario per la Rappresentanza presenterà alla stampa i quesiti referendari per modificare il Rosatellum. La conferenza sarà trasmessa sui canali della Camera https://webtv.camera.it/conferenze_stampa
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Insieme riconquisteremo il nostro diritto ad essere correttamente rappresentati 💪🏻🗳️
#iovoglioscegliere
#referendum

Io Voglio Scegliere

 


Domani 23 aprile saranno depositati in Cassazione i quesiti referendari per l’abrogazione di parti della legge elettorale nazionale in vigore.
Ci attende una grande sfida, che, spero, molti cittadini vorranno aiutare a realizzare e a sottoscrivere tutti i quesiti referendari, per cercare di dare una svolta al futuro del Paese, per potere, finalmente, scegliere chi ci dovrà rappresentare in parlamento, cosa che oggi risulta impossibile con il rosatellum, che è e rimane una legge truffa.
Siamo un gruppo di cittadine/i che con coraggio stiamo e continueremo a impegnarci per riuscire a vincere questa sfida titanica.
Per quanto mi riguarda sento tutta la responsabilità di una sfida così grande e l’emozione per l’inizio di un cammino, che ritengo necessario e doveroso, per potere dire un giorno non solo di averci provato, ma anche di avere partecipato per vincere.
Nella Toscano

Difendiamo la democrazia: Io Voglio scegliere!

Difendiamo la democrazia: Io Voglio scegliere!:   pa Domani 23 aprile saranno depositati in Cassazione i quesiti referendari per l’abrogazione di parti della legge elettorale nazionale i...

lunedì 5 febbraio 2024

COMUNICATO STAMPA


 

 

COMUNICATO STAMPA

 

Il prossimo giovedì 8 febbraio alle ore 9,30  2024  nella Sala Gialla dell’ARS  si terrà  il dibattito sull’Autonomia Differenziata, riforma costituzionale, voluta dalla Lega, che qualora venisse approvata avrebbe ricadute pesanti  sul meridione e la Sicilia in Particolare.

Per scongiurare una simile evenienza diverse associazioni, partiti, sindacati e  Generazioni Future si sono uniti  e hanno costituito la Rete   NO A.D.

L’incontro, che si terrà nella sala Gialla dell’Assemblea Regionale, ha come obiettivo quello di coinvolgere e mettere di fronte alle proprie responsabilità tutta la classe politica e dirigente di questa Regione e di richiamare all’impegno tutti i cittadini per difendere i propri diritti e la Costituzione, per impedire lo spezzettamento dell’Italia.

Sull’argomento si confronteranno docenti universitari, magistrati, esponenti politici, sindacalisti, rappresentanti della Rete NO A.D., di cui fa parte anche Generazioni Future, impegnata da sempre nella difesa e promozione dei beni comuni nonchè della Costituzione Italiana nata dalla Resistenza.

L’obiettivo è di far conoscere ai Siciliani la gravità di questo progetto, che di fatto apre le porte al secessionismo da sempre perseguito dalla Lega, per stimolare la partecipazione e unirsi per fermare questo disegno velleitario della Lega.

Ad animare il dibattito sono stati chiamati: Carlo Amirante ( Università Federico II), Alessandra Camaiani (Generazioni Future), Christian Ferrari ( segretario nazionale Cgil), Domenico Gallo ( Magistrato). Stefano Scaduto ( Centro studi A. De Gasperi), in qualità di relatori. Interverranno: Nicola Bono (Rete delle associazioni), Marco Filiti ( segretario regionale Pci), Antonello Longo (giornalista),Alfio Mannino (segretario generale Cgil Sicilia). Il dibattito sarà introdotto dall’arch. Nella Toscano di “Generazioni future”, modererà il dibattito l’avv Giuseppe Mantia. Cosimo Lo Re, direttore di scienze forensi presso l’università di Siena,concluderà il dibattito tra i presenti. 

martedì 9 gennaio 2024

Difendiamo la democrazia: TRENO DELLE DONNE PER LA COSTITUZIONE: Riforme, le...

Difendiamo la democrazia: TRENO DELLE DONNE PER LA COSTITUZIONE: Riforme, le...: TRENO DELLE DONNE PER LA COSTITUZIONE: Riforme, le bugie di Meloni di Massimo Villone : la Repubblica llPOLI 07-GEN-2024 da pag. 1-14 /[com...

Riforme, le bugie di Meloni di Massimo Villone

la Repubblica llPOLI 07-GEN-2024

da pag. 1-14 /[commento Riforme, le bugie di Meloni di Massimo Villone
Possiamo assegnare alla conferenza stampa di Meloni unprimato, perché mai con tante parole fu detto così poco. Una platea – con limitate eccezioni – piuttosto docile di giornalisti haregalato alla presidente una passerella di 45 domande e tre ore,abilmente sfruttate. L’abilità, peraltro, non sopperisce al vuoto dicontenuti. Ad esempio, Meloni ribadisce di non essere ricattabilerifiutando però di specificare chi, come, quando: «Non ho altro dadire su questo». Chiama in causa in vario modo quelli di prima,
come per il MES, il caso del consigliere Degni, le concessioni balneari e altro ancora. Si rifugia, come per i migranti e il cd piano Mattei, nella necessità di trattative -su scala europea e non solo – ancora in mente dei. Non va meglio per le riforme. Ma come può ancora dire – dopo le polemiche e i fiumi di parole già spesi sul tema -che «abbiamo scientificamente scelto di non toccare i poteri
del Capo dello Stato»? Secondo la scienza di chi? Persino La Russa ha avvertito la necessità di inventare la fantasiosa tesi per cui la riforma taglierebbe poteri abnormemente e abusivamente accresciutisi intorno al Quirinale al di là del disegno dei costituenti.
Assistiamo attoniti a una contesa tra La Russa e Meloni per la palma di migliore costituzionalista della destra.
Il problema di Meloni è la visione semplicistica di un deficit di stabilità e governabilità che si sana consentendo ai cittadini di scegliere chi governa, e garantendo a chi è eletto di governare per cinque anni. Dopo, chi ha governato si sottopone alla valutazione del lavoro svolto. Una semplificazione forzosa che occulta la pulsione autocratica di un’elezione diretta del capo del governo
assistita da meccanismi elettorali che a lui legano una maggioranza parlamentare. Su questo ha ribadito nella conferenza di essere pronta ad affrontare un referendum, che anzi sembra ritenere probabile mancando i numeri parlamentari (due terzi dei componenti) per evitarlo. Forse Meloni amerebbe consacrarsi come madre costituente (di una nuova Carta). Non vede, però, che in un paese già frammentato e diviso, in cui la coesione sociale e territoriale cede, un simile modello può accrescere spaccature e polarizzazioni invece di dare stabilità e governabilità. Né vede un cittadino che dopo aver votato si tramuta in suddito per i successivi cinque anni. Un pensiero analogamente elementare e semplicistico lo troviamo sul!’ Autonomia differenziata. A suo dire,
sana lo sbilanciamento tra Stato e Regioni dato dal fatto che i governatori sono eletti direttamente e durano cinque anni, e i presidenti del Consiglio no. La forza dell’istituzione si misura con la capacità di rimanere incollati alla poltrona per tempi certi. Ma
non vede il drenaggio di poteri, funzioni e risorse dal centro alla periferia che fatalmente indebolisce le istituzioni nazionali a partire proprio dal presidente del Consiglio. Eppure, a lei spetterà, secondo l’ AS 615 Calderoli in Aula in Senato dal 16 gennaio, decidere se porre limiti al negoziato per l’intesa sulla maggiore autonomia tra lo Stato e la Regione (art. 2.2). Lo sa? L’hanno avvertita? Meloni invece rivendica il lavoro di maggioranza sui livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Ne fa discendere che la
maggiore autonomia è riconoscimento della migliore capacità di gestire, e responsabilizza la classe dirigente. Qui non siamo soltanto ai più logori mantra cari ai fan del!’ Autonomia differenziata, ma giungiamo alla menzogna manifesta. Come si può ancora fingere di ignorare che risorse per i Lep non ci sono e non ci saranno per il futuro prevedibile? E che non si può parlare seriamente di responsabilizzazione se ci sono pluridecennali ritardi strutturali e sottofinanziamenti sistematici? A confronto,
De Luca che protesta sulla sanità campana sembra uno statista.
Meloni non pensa alla salus reipublicae, ma alla competizione con i partners di governo e al minuto guadagno nei prossimi turni elettorali. Persino Occhiuto, governatore della Calabria, merita un voto più dignitoso. Nella convention di Forza Italia del novembre 2023 chiarisce che l’attuazione concreta dei Lep deve necessariamente precedere l’Autonomia differenziata. “No money, no party”, è l’esplicito messaggio consegnato alla rete. Palazzo Chigi in sostanza risponde “money” niente, ma intanto facciamo comunque il “party”. Ovviamente con buona pace della riduzione dei divari territoriali, delle diseguaglianze e in specie delle speranze delle donne e degli uomini del Sud. Ce n’è abbastanza per impedire almeno il brindisi di un buon esito elettorale.
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