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venerdì 7 novembre 2025
Lorenzo Tosa
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La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per l’ex Presidente della Regione Siciliana Salvatore Totò Cuffaro e altre 18 persone con l’accusa, gravissima, di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione.
A Cuffaro e gli altri - tra cui anche il deputato di Noi Moderati Saverio Romano - viene contestato un presunto sistema di appalti pilotati nella sanità siciliana.
Ora, garantismo sempre e comunque. E vale anche per questo caso, su cui toccherà a inquirenti e giudici fare il proprio mestiere.
Ma stiamo parlando di uno, Totò Cuffaro, condannato in via definitiva a sette anni (di cui scontati meno di 5 tra indulto e buona condotta) per favoreggiamento a Cosa nostra!
Tanto per ricordare di chi e cosa stiamo parlando.
Aveva anche l’interdizione dai pubblici uffici, annullata due anni fa dal Tribunale di Sorveglianza di Palermo.
Ecco, in un Paese civile, semplicemente, banalmente, il tema non è nemmeno che uno come Cuffaro, dopo tutto questo, sia stato libero di tornare a occuparsi direttamente della cosa pubblica. Fatto già di per sé inaudito.
Il punto sono le centinaia di migliaia di siciliani che lo hanno votato, sostenuto, spalleggiato.
Ma cosa altro deve succedere perché l’Italia voti una classe politica degna di questo nome?
Lucrare sulla sanità pubblica, sulla pelle delle persone, è una delle cose più abiette che si possano fare.
E, se i fatti saranno accertati, sia fatta giustizia, vera, chiara e senza sconti, almeno nelle aule di un tribunale (sempre che il Parlamento - nel caso di Romano - glielo permetterà).
Per il degrado morale e culturale di un Paese ho molte meno speranze.
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