venerdì 30 agosto 2013

La democrazia al bivio!


 Quello che sta succedendo in questi giorni ci pone inevitabilmente di fronte ad un bivio.
Se vogliamo salvare la democrazia non possiamo permetterci il lusso di continuare ad imboccare strade sbagliate: dobbiamo necessariamente imboccare la   Via vera, quella che in passato ci ha fatto conoscere il partito d’azione e cioè “ la via dell’unione, della coincidenza, della compresenza, indissolubile, della giustizia e della libertà”.
La sentenza della Cassazione ci pone in maniera chiara e precisa di fronte a questo bivio, sbagliare significa solo seppellire la giustizia e di conseguenza la democrazia.
Il governo Letta ed il PD hanno una grande responsabilità per la tenuta democratica nel nostro Paese, una responsabilità  immensa di cui si sono caricati accettando di fare un governo con il PDL, il cui leader si è macchiato di reati gravissimi contro lo Stato.
Un partito che da sempre si vanta di essere di c.s., pur non essendo mai stato tale nella sostanza, che accetta di governare insieme a quello del pregiudicalo è un partito che non merita più la fiducia di tutti quei cittadini che in questi anni hanno voluto votarlo a prescindere, affidandosi senza mai cercare di andare a fondo sulla sua vera natura , anzi additando chi da esso si è allontanato avendolo compreso fin da subito.
Con l’abolizione  dell’IMU e la sostituzione della stessa con un’altra tassa ancora più iniqua  che pagherà la fascia più debole della società, e con il prospettato aumento dell’Iva che peserà moltissimo sul bilancio delle famiglie, io penso che ogni dubbio sulla natura di questo partito dovrebbe cadere.
Un partito che cede al ricatto di un pregiudicato per avvantaggiare lui e  quelli come lui a discapito della parte più debole della società non può più fare finta di essere di sinistra, oramai la sua natura è stata disvelata e quanti continueranno a difenderlo ed a volerlo votare  non possono che essere complici della deriva in cui ci sta conducendo.
E’ chiaro che chiunque rimane dentro questo partito e non si dissocia e dimette non può avere la nostra fiducia.
So che questo per molti è motivo di disorientamento: in mancanza di un vero partito di sinistra che sappia interpretare i bisogni della parte più debole della società ovviamente nessuno sa a chi guardare.
Questo dovrebbe però  indurre chi crede nei valori veri della sinistra ad attivarsi quanto prima per cercare di costruire quel partito di cui molti sentono l’esigenza e che ancora non c’è, ma purtroppo vedo che non c’è davvero questa capacità o volontà di portare avanti un progetto che possa unire e dare speranza a quanti l’hanno perduta. E’ come se ognuno aspettasse un salvatore della patria, TUTTI A CRITICARE, MA FERMI NELL’AZIONE.
Se non si capisce che spetta ad ognuno di noi sporcarsi le mani per imprimere  quel cambiamento necessario a fare uscire il Paese da questo disastro  è chiaro che non si arriverà mai a niente di buono.
Sarebbe necessario capirlo al più presto per non dovere arrivare alle prossime competizioni elettorali impreparati, per poi ripiegare sul solito partitino arruffato, sommatoria di leader - che invece  dovrebbero andare in pensione il prima possibile- per poi ritrovarci ancora in condizioni peggiori di quelle che stiamo vivendo.
Nella Toscano

giovedì 1 agosto 2013

Sentenza Mediaset: le prime tre conseguenze della condanna




La condanna di Silvio Berlusconi per il reato gravissimo di frode fiscale ha tre immediate conseguenze.
Primo: dopo vent’anni di scorciatoie, minacce, forzature e vergognose leggi ad personam l’uomo di Arcore è incappato in una sentenza definitiva: da questa sera è tecnicamente un pregiudicato che entro sei mesi o giù di lì dovrà scontare una pena detentiva, arresti domiciliari o servizi sociali. Per la prima volta l’articolo 3 della Costituzione viene attuato completamente: la legge è uguale per tutti compreso il miliardario di Arcore.
Secondo: le conseguenze politiche di questa sentenza storica sembrano inevitabili: le grandi intese vanno in pezzi e il governo potrà anche sopravvivere per un po’ ma sarà come un morto che cammina.
Terzo: ora per lorsignori diventa più difficile stracciare la Costituzione. Un partito guidato da un pregiudicato non può accostarsi per stravolgerla alla Carta fondamentale della Repubblica. E se quelli del Pd che in queste ore si nascondono dietro i berluscones non vorranno capirlo saranno travolti da una valanga di firme. Sotto l’appello del Fatto stasera sono già 200mila ma possiamo rapidamente arrivare a 500mila.
Forza, dimostriamo che la democrazia dei cittadini è più forte del regime dei pregiudicati. 
Firma l’appello

Stalker: no alla custodia cautelare


Il decreto svuota-carceri

 31 luglio 2013 -  

femminicidioDecreto svuota-carceri: in commissione Giustizia al Senato, il senatore Lucio Barani, ex-Psi, ex-Pdl estimatore di Bettino Craxi, capogruppo del Gal (Grandi Autonomie e Libertà), presenta una modifica che sposta il tetto per il carcere preventivo dai 4 ai 5 anni. L’articolo 280 del codice penale cambia quindi così: “La custodia cautelare in carcere può essere disposta “solo” per delitti, consumati o tentati, per i quali sia prevista la reclusione non inferiore nel massimo a 5 anni”. La modifica ha poi ricevuto parere favorevole del governo ed è stata approvata dall’intera maggioranza.
Le conseguenze sono gravissime: non solo non ci sarà più il carcere preventivo per chi commette il reato di stalking, ma anche per finanziamento illecito ai partiti, per abuso d’ufficio (la pena massima di questo reato era stata portata a 4 anni nella precedente legislatura), per chi fornisce informazioni false ai Pubblici ministeri. Niente più custodia cautelare anche per i reati di favoreggiamento, contraffazione, per introduzione e vendita di marchi contraffatti nel Paese. Sono tutti reati per i quali è prevista una pena massima di 4 anni.
Ora, quando i buoi sono ormai scappati dalla stalla, alcuni esponenti del Pd, da Donatella Ferranti a Felice Casson (che era uscito dall’aula al momento del voto) e persino del Pdl, Carfagna e Costa, chiedono, almeno per il reato di stalking, di riabbassare il tetto a 4 anni e di modificare il ddl a Montecitorio. Per tutto il resto (finanziamento illecito, falsa testimonianza, abuso d’ufficio ecc.) la resipiscenza dei nostri parlamentari di maggioranza è assai più labile. Ed è davvero incredibile che l’Aula compattamente abbia votato una modifica del genere. Se infatti è comprensibile che il Pdl si schieri a favore di provvedimenti che rendono più morbide le pene per reati di corruzione, è stupefacente che il Pd, in larga parte, faccia altrettanto.
Togliere la custodia cautelare a individui colpevoli di stalking in tempi in cui femminicidi e violenze sulle donne sono all’ordine del giorno, è aberrante. Il fatto che il “blitz” sia stato compiuto a fine luglio, nell’indifferenza dei più, assimila questo governo e questa maggioranza a passate legislature che credevamo di esserci lasciati alle spalle.

Questo è il solo governo IMpossibile



La sentenza della Cassazione

1 agosto 2013 -  



cassazioneDi fronte alla decisione definitiva della Corte di Cassazione, che ha condannato Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione per frode fiscale, il primo pensiero è di riconoscenza per i giudici che non si sono fatti condizionare dalle enormi pressioni giunte da ogni parte, accomunate a destra e a sinistra dal mantra della mancanza di alternativa rispetto alla anomala maggioranza che oggi governa il paese.
Il secondo pensiero è di vergogna: vergogna per l’Italia che per tanti anni ha eletto a proprio leader politico un uomo indegno delle prestigiose cariche pubbliche che ha a lungo ricoperto, un uomo inseguito, lungo tutta la sua carriera politica, da imputazioni per gravi reati, molte volte scansate grazie alla prescrizione o a leggi approvate ad hoc da un Parlamento connivente.
Il sentimento dominante è tuttavia l’indignazione: non solo perché è stato definitivamente accertato che quel leader politico ed ex presidente del Consiglio ha frodato lo Stato e i cittadini italiani, ma soprattutto perché la decisione odierna della Corte di Cassazione illumina di una luce impietosa e ineludibile la scelta del PD e di Scelta Civica (sic!) di condividere con questo leader un governo che pretende di agire per la salvezza del paese.
Quella scelta – da parte di partiti che hanno chiesto il voto agli elettori sulla base di un programma che escludeva esplicitamente qualsiasi alleanza con questa destra – era già, agli occhi di questi stessi elettori, un intollerabile abuso del mandato loro conferito con il voto. Una deformazione grottesca delle aspettative nutrite dalla grande maggioranza dei cittadini italiani, degenerata al punto di perseguire un testardo disegno di riscrittura della carta costituzionale, incurante del parere chiaramente espresso dai cittadini italiani solo pochi anni fa, di fronte ad un progetto analogo.
Oggi quella scelta diviene ancor più, e definitivamente, indifendibile: non solo perché si è visto, in questi mesi, che il governo prodotto dalla anomala maggioranza non è affatto in grado di operare per il rilancio del paese, ma anzitutto perché il nostro paese merita – e abbisogna in maniera famelica – di esempi virtuosi, di comportamenti onesti, di dedizione al bene pubblico, di giustizia: sono queste, e non le improvvide e menzognere intese, le basi sulle quali ricostruire il tessuto economico e sociale dell’Italia. E che si lasci in pace la Costituzione, tanto migliore dei suoi sgangherati epigoni!
A partire dalla sentenza odierna, occorre ristabilire nella vita quotidiana del paese il principio che la comunità non può che essere retta dal rispetto della legge, prima di tutto proprio da parte di chi detiene il potere, politico o economico che sia. E occorre fare finalmente piazza pulita della ridicola mistificazione, nata a destra ma sposata, ahimè, anche a sinistra, secondo cui chi ottiene molti voti sarebbe sottratto all’obbligo di soggezione alle regole che vincolano tutti i cittadini. Vogliamo ricordare gli infiniti casi in cui, negli ordinamenti anglosassoni, importantissimi esponenti politici hanno rinunciato alle loro cariche pubbliche a causa di violazioni, spesso modeste, da loro commesse?
Il messaggio della sentenza odierna va anzitutto alla politica: che torni ad essere il luogo nel quale il rispetto e la preminenza della legge sono il fondamento della pratica quotidiana, e non vi sia più bisogno di delegare alla magistratura l’affermazione dei principi che stanno all’origine dello Stato di diritto.
Già si sentono appelli alla “responsabilità”: per quanto ci riguarda, responsabilità oggi vuol dire prepararsi a ridare voce ai cittadini, per superare la deriva di questo impossibile governo.

Una riforma di parte!


Costituzione stracciata, continuano le adesioni. Rodotà: “Una riforma di parte”

Studiosi, giuristi, intellettuali e moltissimi cittadini non vogliono che questo Parlamento cambi la norma fondamentale in modo parziale e non condiviso. Barbara Spinelli: "Uno scopo sbagliato"

Stefano Rodotà
 
Stefano Rodotà: “Una riforma di parte”A parte le indubbie ed evidenti forzature costituzionali, questo tentativo di revisione della Carta propone difficili questioni politiche. La prima riguarda il fatto che la revisione è parte del cosiddetto “cronoprogramma” di governo. Così si associa la modifica costituzionale alla maggioranza più debole, contraddittoria e precaria della storia della Repubblica e la si fa diventare una questione di parte, dunque oggetto di conflitto e non di condivisione. Ricordiamo che la scrittura della Costituzione fu resa possibile anche da quello che fu chiamato “l’isolamento della Costituente” rispetto al governo, sicché i costituenti riuscirono a lavorare insieme anche dopo che De Gasperi fece cadere il governo tripartito.
Le due revisioni costituzionali generali degli ultimi anni sono state un fallimento proprio perché condotte all’insegna del conflitto e identificate con una maggioranza precaria: mi riferisco alla riforma del Titolo V che ha provocato più problemi di quanti volesse risolvere e alla “costituzione berlusconiana” bocciata da 16 milioni di cittadini nel 2006. Condivido, poi, quanto dice Salvatore Settis a proposito del fatto che la revisione costituzionale non può essere affidata a un parlamento di nominati. Aggiungo che si tratta di un Parlamento eletto sulla base di una legge viziata di incostituzionalità, argomento che mostra come sia stata imboccata una strada politicamente pericolosa.
L’iniziativa del Fatto, che si collega a tante altre, è particolarmente importante perché di fronte a questi rischi è indispensabile una mobilitazione sociale che dia forza e legittimazione a chi in Parlamento ha deciso di fare opposizione. Conferma la necessità di insistere perché in seconda lettura il Parlamento non approvi la legge con la maggioranza dei due terzi, consentendo così ai cittadini di potersi esprimere anche sulla procedura di revisione. E infine prepara le condizioni perché, qualora la sciagurata revisione venga approvata, i cittadini possano organizzarsi e agire – come nel 2006 – per scongiurare una profonda distorsione del nostro sistema.
Barbara Spinelli: “Uno scopo sbagliato”Doveva essere un governo breve, che abolisse il Porcellum e ci portasse senza traumi economici eccessivi a nuove elezioni. Invece abbiamo un esecutivo che crede di minimizzare quando si dice “di scopo”, e infatti uno scopo grande e incongruo ce l’ha: durare il tempo necessario per cambiare la Costituzione, senza subito darci, come dovrebbe a seguito del giudizio della Cassazione, una nuova legge elettorale. Risultato: un Parlamento di nominati, costituzionalmente screditato, nomina ristretti comitati incaricati d iriscrivere la Carta scavalcando regole e tempi che la Costituzione prescrive.
Dove sia lo scopo è chiaro: fissare e affrancare un governo che – una volta definito “senza alternative” – diviene per forza di cose onnipotente, incontrollato, auto-perpetuantesi. La Costituzione, fatta di regole rigide per proteggerci con le sue mura, deve essere edulcorata, deve diventare presidenziale, e rompere i ponti con l’esperienza antifascista. Lo ha decretato la JP Morgan in un rapporto del 28 maggio scorso. In passato lo decretò il piano della P2. Adesso i governi di larghe intese eseguono.

La violenza machista