lunedì 30 aprile 2012

Grillo ha esagerato!!

Beppe Grillo credo che abbia davvero superato il colmo quando dice che " la mafia non ha mai strangolato le sue vittime, al massimo chiede il pizzo. I partiti e questo governo invece stanno strangolando i cittadini."
Che lui fosse contro i partiti lo sapevamo e sappiamo anche che dice delle verità, ma nnon si può accettare che parli così della mafia. Farlo significa offendere le tante vittime che sono state non solo strangolate dalla mafia, ma anche peggio.
Cari amici facciamo attenzione quando andiamo a votare a chi votiamo, perchè il populismo e la demagogia ha già prodotti parecchi danni in questo Paese. Due esempi sono ancora sotto i nostri occhi e non è il caso di riprovarci. Io penso che quando non ci si riconosce in questi partiti ed in questi candidati è meglio non andare a votare, si fanno meno danni,almeno spero.

domenica 22 aprile 2012

Prima ti screditano, poi ti isolano e dopo ti uccidono … diceva Falcone!

https://www.facebook.com/note.php?note_id=469172599970
Leggendo il libro “I Disarmati” di Claudio Fava mi ha colpito e rimasta impressa nella memoria una frase che, a mio parere, dice molto su quel che è realmente la mafia e che spesso, anzi troppo spesso, si trova nei luoghi più impensati dove meno te l’aspetti:” Ti scivola accanto con l’aria mansueta di un padre di famiglia”.
Infatti, se esiste questo fenomeno non è certo solo perché vi sono i vari Riina, Provenzano e via dicendo, ma perché quel modo di fare e di sentire è penetrato nei comportamenti anche di coloro i quali dicono, a parole, di volerla combattere e si indignano anche molto.
Ecco perché io sono molto pessimista sul fatto che ci libereremo  a breve di questo fenomeno. Perché un fatto è combattere la manovalanza, che sicuramente rompendo il muro dell’omertà, può essere un obiettivo raggiungibile, altra cosa è però cambiare il sentire e l’agire di persone, che ne emulano comportamenti ( a loro insaputa?).
Da quest’ultimo fenomeno è più difficile difendersi, soprattutto, come dice appunto Fava, ti scivola accanto sotto la veste di un padre mansueto o di amico fedele.
La cosa che reputo più grave e disastrosa è che questo modo di fare arrogante e prevaricatorio con tutto quel che ne consegue ha invaso, come ho appena detto, le coscienze dei più ed è un fenomeno diffuso ovunque, a cui non si sottraggono nemmeno  alcune donne, anzi!
La prova della diffusione e della condivisione ce la da nientepocodimenone   il trota, il padano razza pura, che a quanto pare ama o amava stringere addirittura amicizia con mafiosi di professione del Sud, di quel sud da loro tanto vituperato.
E’ pur vero che al Sud questo fenomeno è diffuso, capillarmente direi, ma oggi anche il resto d’Italia è messo bene  e credo anche  l’Europa, se è vero come è vero che  si è avvertita la necessità di costituire   al Parlamento Europeo   una commissione antimafia la cui presidenza è stata assegnata ad una coraggiosa donna del sud che si è sempre battuta contro questo fenomeno.
Sono davvero contenta che questo sia avvenuto e lo sono di più nel rivendicare l’orgoglio di cittadina del Sud, di quella parte del sud che riesce a ribellarsi a questo fenomeno arrivando persino a pagare con il prezzo della vita, con un sacrificio più alto  e nobile la difesa dei valori di legalità e giustizia. E’ questo il sud a cui io appartengo  senza se e senza ma ed è proprio in virtù di questa appartenenza di questa difesa alta  di questi valori che pago e continuo a pagare prezzi altissimi.
Sì perché anch’io sto provando sulla mia pelle cosa significa la gratuita denigrazione e calunnia nei confronti della mia persona, al solo scopo di isolarmi e anch’io ho provato il freddo  distacco di un’amica ( o meglio di quella che io pensavo fosse un’amica)  che mi dice di non potermi dare la solidarietà, perché prima va sentito  quel che dicono gli altri. Non so a quanti possono  succedere  o succedono queste cose, certo è che viverli sulla propria pelle ti  provoca un dolore che difficilmente si può ben immaginare e sanare. Nel vivere questo mi sono tornate alla mente le parole di Falcone: prima ti discreditano, poi ti isolano e poi ti uccidono. Adesso so che questo è possibile ovunque  e lo so perché molti, consapevolmente o meno,  sono capaci di fare questo gioco e, badate bene, non sto pensando alla mafia manovalanza, ma a tutte quelle persone dall’appetito insaziabile che pur di raggiungere il proprio obiettivo sono capaci anche di cercare di insidiare  i tuoi spazi privati, di gettare fango sulla tua persona, di appropriarsi persino del tuo impegno e del tuo lavoro.
So che è difficile difendersi da queste insidie, ma so anche che ci sono persone capaci ancora di saperlo  fare, di sapere capire e discerne ed a queste va a mia   più totale   vicinanza .
A chi sceglie il silenzio per opportunismo penso sia meglio lasciarlo al proprio destino!  

martedì 17 aprile 2012

Pareggio di Bilancio in costituzione con il voto del PD: Vergogna!

http://www.nocensura.com/2012/04/e-ufficiale-abbiamo-perso-la-sovranita.html

Il PD non si è astenuto quindi il pareggio di bilancio è legge e così è stata modificata la nostra Costituzione, che adesso assomiglia  più a quello di uno stato fascista piuttosto che a quella di uno stato emocratico, grazie a  Bersani ed a tutto il PD che dovrebbero fare i conti con la propria coscienza e la propria incoerenza e noi Italiani dovremmo capire tutti che questi signori non meritano più il nostro voto, devono andare tutti a casa!

giovedì 12 aprile 2012

La responsabilità delle parole!

https://www.facebook.com/note.php?note_id=462804589970
 Ascoltando Don Ciotti nell’ultima sua intervista questa sua affermazione mi ha fatto molto riflettere sul fatto che  quando si fa uso delle parole a queste poi devono corrispondere fatti e comportamenti che li sostanzino.  Se alle parole   diamo un significato diverso  dal loro  proprio è chiaro che  ci assumiamo una responsabilità.
L’uso della  parola rimborsi  che i partiti hanno sostituito a quella autentica di finanziamento costituisce  un vero e proprio aggiramento  della volontà degli elettori, che avendo bocciato con un referendum il finanziamento pubblico ai partiti si sono ritrovati  di fatto  a dovere pagare un conto più salato sotto altro nome e che incide sulla nostra economia in maniera molto più pesante rispetto a prima.
Se poi guardiamo a quello che sta venendo fuori nei confronti di Lega e Margherita non possiamo che prendere atto della truffa ai danni di noi Italiani.
 La politica, dobbiamo prenderne atto, non è più da molti anni servizio per il bene comune, ma ricerca del proprio esclusivo bene da ottenere in modo subdolo anche con l’inganno delle parole e credo che in questo nessun partito fa eccezione. 
Se ci facciamo caso in questi ultimi anni di governo della destra e con berlusconi in particolare abbiamo assistito inermi all’uso distorto delle parole a cominciare dalla parola libertà, che la sinistra si è fatta strappare senza fare nulla per  riprendersela con il suo vero significato . La troviamo scritta, infatti, sul simbolo del PDL, che tutto può dirsi tranne  che un popolo amante della libertà. 
Questa distorsione dell’uso delle parole è diventato ormai un problema serio che non aiuta a capire lo scempio che ci troviamo  a dovere fronteggiare anche sul piano sociale.
Si parla d’amore, di amicizia, di fiducia senza avere la minima percezione del significato profondo di queste parole ed in nome di queste parole dal significato spesso capovolto di chi li propone  e ne fa uso. Così  si è finito per non capire più cos’è  il loro vero significato e che cosa presuppone l’uso delle stesse.
Insomma sembra di stare in una  torre di babele dove ognuno parla una lingua diversa, perché diverso è il significato che ognuno dà a quelle parole a seconda dell’appartenenza o della propria convenienza. Capita spesso anche nel lavoro e nelle relazioni con gli altri. Mi è capitato, in ambito giudiziario di dovere spiegare il vero significato di parole il cui significato era stato completamente capovolto, figuriamoci!
In queste condizioni è chiaro che si può manipolare tutto e tutti pensano di avere ragione, a volte per ignoranza totale del significato delle parole a volte per opportunismo.
In questo i nostri politici sono maestri: parlano di sviluppo e ci ritroviamo in recessione; parlano di equità e ci ritroviamo più diseguali che mai; parlano di giustizia e ci ritroviamo in mezzo a profonde  ingiustizie; parlano di dare lavoro ai giovani e lasciano gli anziani al lavoro  fino alla soglia della tomba. Potremmo continuare all’infinito, ma mi fermo qui.
Quel che è certo è che se non cominciamo a capire che bisogna cambiare davvero e che per farlo dobbiamo  cominciare da noi tutti, ma proprio tutti, rinnovando la nostra coscienza, cominciando con il   pretendere da tutti di  dare a tutte le parole il loro vero ed autentico significato, che per essere tale deve poi corrispondere alla concretezza dei fatti e delle azioni .
Palermo 12.4.2012

lunedì 9 aprile 2012

Pareggio di bilancio in Costituzione: mercoledì golpe in parlamento senza che gli italiani lo sappiano. Fateci fare il referendum - ControLaCrisi.org

Pareggio di bilancio in Costituzione: mercoledì golpe in parlamento senza che gli italiani lo sappiano. Fateci fare il referendum - ControLaCrisi.org

Addio a Miriam Mafai, dalla Resistenza a Repubblica: una vita con le idee in prima linea

  La firma del giornalismo italiano aveva 86 anni, nel 1976 aiutò Scalfari a fondare il quotidiano. Cuore sempre a sinistra, ma non ha mai risparmiato critiche. Sempre in difesa della dignità delle donne, fu eletta al Senato, ma resistette un anno: "Una cosa è dare le noccioline alle scimmie e una cosa trovarti dentro la gabbia. Tutto mi appariva molto lento e molto faticoso, che non ne valeva la pena e infatti mi sono tirata da parte"
E’ morta Miriam Mafai. La giornalista e scrittrice aveva 86 anni. La Mafai ha intrapreso la carriera del giornalismo scrivendo su l’Unità e altri importanti quotidiani italiani. Ha contribuito alla nascita della Repubblica nel 1976 e ne è diventata editorialista. A darne notizia il sito internet della stessa Repubblica. “Un ricordo per Miriam Mafai, donna fortissima e dolcissima, giornalista che sapeva spiegare perché voleva capire” commenta il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, su twitter.

Come donne ”nessuno ci ha regalato niente”, ha detto una volta e forse è la frase che più si addice per ricordare meglio il temperamento di questa giornalista, e scrittrice, di vaglia, scomparsa oggi a Roma, che ha raccontato, dalle colonne di vari giornali (dall’Unità a Paese Sera, a Noi donne, a Repubblica), l’Italia degli ultimi 60 anni. Lo ha fatto partendo da idee di sinistra, ma senza mai risparmiare le critiche quando la sua parte politica sbagliava o era in ritardo nell’analisi dei cambiamenti della società.

Figlia di due pittori e intellettuali, Mario Mafai – esponente di spicco della Scuola Romana, e Antonietta Raphael – Miriam era nata a Firenze il 2 febbraio del 1926: in tempo per vedere il fascismo, l’Italia in guerra e le leggi razziali che avevano riguardato anche la sua famiglia, visto che la madre era ebrea e figlia di un rabbino lituano. Radici che Miriam ha sempre rivendicato con orgoglio come sue.

Attiva nell’opposizione al fascismo e nella Resistenza, una volta finito il regime Mafai è già un funzionario del Pci. Il partito la manda in Abruzzo. Nel 1948 sposa Umberto Scalia, anche lui uomo di partito designato ad occuparsi di affari internazionali. Hanno due figli: il primo, Luciano, destinato a diventare un dirigente sindacale; la seconda, Sara, che diventerà giornalista come lei. Dopo la Liberazione ha continuato la sua attività politica e dal 1951 al 1956 è stata assessore al Comune di Pescara. Nel 1957 la famiglia Scalia si trasferisce a Parigi, dove Umberto è in missione per il Pci. Ed è lì che avviene il debutto di Miriam nel giornalismo: Maria Antonietta Macciocchi, con cui ha lavorato durante la Resistenza, la fa diventare corrispondente di Vie nuove, altra storica pubblicazione della sinistra di quei tempi, fondata da Luigi Longo. Un anno dopo, il ritorno a Roma dove Mafai entra nell’Unità e nel 1961 ne diventa redattore parlamentare: comincia così quella grande consuetudine con il mondo politico di cui per tantissimi anni si occuperà.

Nel 1962 la sua vita privata cambia: si lega a Giancarlo Pajetta,  il partigiano “Nullo”, uno fra i più importanti esponenti del Partito Comunista Italiano. Lui è già separato, per lei il matrimonio con Umberto è già finito. Eppure nel partito di allora l’unione suscita un qualche scandalo: “La mentalità – racconterà dopo – era grave. Dalle donne comuniste si pretendeva un grande rigore morale”. Quel sodalizio durerà 30 anni: Pajetta – lo racconterà lei stessa – è stato “l’unico amore” della sua vita. Un connubio fondato – sono sempre parole sue – su una reciproca autonomia, rara per quei tempi e forse anche oggi: “Ci siamo voluti molto bene Giancarlo ed io, ma – rivelerà – non abbiamo mai sacrificato pezzi della nostra esistenza”. Nota anche la citazione fulminante della Mafai: “Tra un weekend di passione con il mio Pajetta e un’inchiesta io preferirò sempre, deciderò sempre per la seconda”.

Dopo l’Unità ecco Paese Sera, altra storica testata di sinistra, ma differente dal quotidiano di partito fondato da Antonio Gramsci. La collaborazione con il giornale finisce però a metà degli anni Settanta: Miriam contribuisce nel 1976 alla fondazione di Repubblica, giornale destinato a diventare un punto di riferimento dell’area progressista e riformista italiana. Mafai è una firma di punta del giornale, tra le più inquiete ed originali: i suoi editoriali spaziano su tutti gli aspetti della vita nazionale, non escluso il costume.Dal 1983 al 1986 è stata anche presidente della Federazione nazionale della stampa. Il suo legame con la politica resta tuttavia intatto, tanto da portarla per una legislatura ad essere senatore del Partito democratico della sinistra. Lasciò un anno dopo: “Una cosa è dare le noccioline alle scimmie – spiegò una volta – e una cosa trovarti dentro la gabbia delle scimmie. Tutto mi appariva molto lento e molto faticoso, che non ne valeva la pena e infatti subito le elezioni successive mi sono tirata da parte”. Critica feroce del berlusconismo, ha spesso richiamato l’Italia ad un ritorno a valori diversi.

Attenta ai grandi e ai piccoli cambiamenti della società, Miriam Mafai ha travasato nei suoi tanti libri questa capacità di raccontare una società in movimento che si stacca dal passato: partiti tradizionali compresi. Nel libro “Botteghe oscure addio” (Mondadori, 1996) – con cui ha vinto il Premio Cimitile lo stesso anno – ha raccontato “come eravamo comunisti”, mentre in “Dimenticare Berlinguer” (Mondadori, 1996) si è occupata di sinistra italiana e tradizione comunista. Nel “Silenzio dei comunisti” (Einaudi, 2002) invece ha parlato – in un dialogo con Vittorio Foa e Alfredo Reichlin – di ciò che era giusto salvare di quella esperienza storica. Nel 2005 Miriam Mafai ha vinto il Premio Montanelli per la sua attività votata allo sviluppo della cultura italiana del Novecento, con particolare attenzione al mondo femminile. Ne sapeva qualche cosa. Del resto lo ha sempre sostenuto: alle donne “nessuno ha regalato niente”.

Scalfari commosso: “Era una donna libera”. “Se ne va una donna molto laica, libera, una donna di sinistra e una femminista militante”. Il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari affida a un’intervista audio sul sito del giornale il ricordo per la Mafai. “Questa notizia della scomparsa di Miriam – dice Scalfari, con la voce rotta dalla commozione – me l’aspettavo purtroppo, sapevamo che le sue condizioni erano gravi. Ma un conto è aspettarselo, un conto è sapere che un’amica non c’è più. Sono molto triste, se ne va una persona che è stata mia grande amica, preziosa per il giornale e direi per il Paese. Era tante cose insieme: aveva una vitalità eccezionale e un’allegria della vita. Era una donna di sinistra, militante, ma anche una femminista militante, cosa che nel Pci di allora non era così comune. Poi era molto laica, era il liberissimo pensiero”.

Napolitano: “Grande talento e combattività”. Con Miriam Mafai ”scompare una dellepiù forti personalità femminili italiane degli scorsi decenni: erede di un’alta tradizione intellettuale e artistica famigliare, si era impegnata giovanissima nella Resistenza romana, affermandosi presto come giornalista di grande talento e combattività, e quindi come significativa scrittrice in stretto legame con il movimento per l’emancipazione delle donne e con l’attività politica della sinistra”. E’ il ricordo commosso che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affida ad un messaggio partecipando al dolore dei figli, della sorella Simona e di tutti i familiari della giornalista. “Lo spirito critico con cui aveva ripercorso le sue scelte ideali – aggiunge il Capo dello Stato – era parte di un temperamento morale alieno da convenzionalismi e faziosità. Nel ricordare la schietta amicizia che ci ha così a lungo legati, mi resta vivissima l’immagine della sua umanità appassionata, affettuosa ed aperta”.

Bersani: “Protagonista del nostro tempo”. Cordoglio anche dal segretario del Pd Pierluigi Bersani: “Con Miriam Mafai se ne va una protagonista del nostro tempo. Giornalista, scrittrice, militante politica fin dai tempi della Resistenza, dirigente della sinistra italiana e deputata al Parlamento, fino ad essere parte della Direzione nazionale del Pd, Miriam Mafai ha vissuto tanti ruoli diversi ma sempre con intelligenza, passione e curiosità di sapere. Esprimo alla famiglia il cordoglio mio e del Partito democratico”. “E’ una perdita dolorosa per tutta la città di Roma e per tutti i cittadini a prescindere dagli orientamenti politici – aggiunge il sindaco di Roma Gianni Alemanno – La sua cristallina militanza politica, il suo impegno per la Liberazione della nostra città e dell’Italia, il rigoroso lavoro giornalistico l’hanno trasformata in un punto di riferimento del dibattito politico e culturale. Ai familiari, alla redazione di Repubblica e a tutti coloro che hanno condiviso il suo percorso umano e politico le sincere condoglianze mie e di tutta la città di Roma”. Messaggi di cordoglio sono arrivati da tutti gli esponenti politici di sinistra e di destra.

mercoledì 4 aprile 2012

I candidati al Comune di Palermo

 
Sono davvero tantissimi: i loro manifesti spuntano dappertutto come fossero funghi in una foresta!
Tanti volti di bei giovanotti e fanciulle in bella posa, c’è chi sorride, chi ride addirittura, chi è serio, ma quasi ttti con una caratteristica : niente slogan,  quasi nessuno a perso tempo    per coniarnee almeno uno semplice  semplice!   
Certo non tutti possiamo conoscere tutti, ma è pur vero che a guardare i loro volti sembrano sia stati messi là solo perché di bell’aspetto.
A dire il vero alle prime apparizioni non si capiva nemmeno che   fossero i candidati alle elezioni Comunali di Palermo!
Per uno che è fuori dai giochi della politica non sarà davvero facile mettere una croce accanto ai loro nomi, o meglio scrivere il loro nome su una scheda:  sulla base di quale idee, di quale progetto politico, di quali competenze, di quale trascorso politico questi giovanotti e queste belle fanciulle chiedono il voto?
La storia recente ed attuale del nostro Paese ci insegna che dare il   voto   è atto di responsabilità da cui dipende il nostro stesso futuro e che quindi la nostra scelta non può solo essere basata solo sull’aspetto fisico.
Certo è una bella sfida andare a pescare chi meglio potrebbe rappresentarci: in apparenza sono volti senza storia, almeno la stragrande maggioranza,  immagini solo immagini che non ci dicono niente di sé   e questo  non può che essere motivo di sconforto e di allontanamento dalle urne. Tanto meno ci conforta e ci entusiasma chi pensa di cambiare Palermo volgendo lo sguardo indietro, continuando a perpetrare i soliti giochi della politica che in questi anni hanno distrutto passione e partecipazione.
Sconfortante davvero  che in questo momento così grave per il Paese ognuno continua a pensare solo all’ambito traguardo della propria poltrona e questo si sa, non suscita entusiasmo, anzi !

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martedì 3 aprile 2012

Un’Italia devastata!


Gli scandali che investono la Lega Nord mettono a nudo lo scempio che questi rozzi signori hanno  causato nel nostro Paese,  facendoci precipitare giù oltre il fondo del burrone, un punto oltre il quale diventa insopportabile continuare a tollerare.
I famosi tecnici messi al loro posto a causa della loro ignavia ci stanno facendo pagare un prezzo  anch’esso insopportabile che va oltre ogni limite di  sopportazione e che finirà per devastare completamente l’Italia.
Le tasse che stanno aumentando oltre ogni  limite finiranno per asfissiare l’economia già messa in ginocchio e la incapacità  a gestione degli aumenti, fatti con superficialità e con  incompetenza stanno anch’esse provocando caos su caos.
Basti pensare all’imu che ancora nessuno sa quanto deve pagare e questo  perché è probabile che la soglia stabilita  possa risultare  insufficiente al gettito stabilito , quindi,  è probabile un ulteriore aumento per coprire il disavanzo.
Il governo ormai come un giocattolo rotto continua a trastullarsi con l’art. 18   mentre il Paese affonda: i suicidi crescono ogni giorno a causa dell’impossibilità a sopravvivere con una misera pensione falcidiata, i consumi diminuiscono ed i Comuni sono costretti a tagliare i servizi per mancanza di fondi, perché lo stato centrale li sta privando persino di parte del gettito dell’ex ICI, i fallimenti crescono e negozi ed imprese chiudono.
Apprendere proprio ora in mezzo a questa tempesta che i partiti, invece, hanno soldi in abbondanza, soldi pubblici utilizzati per affari di famiglia e come meglio gli pare,  è qualcosa che supera ogni limite di sopportabilità e diventa ancora più intollerabile se si pensa che gli Italiani abbiamo detto no al finanziamento pubblico dei partiti con un referendum, che, come sappiamo, ormai nel nostro Paese sono acqua fresca per i nostri politicanti.
In mezzo a questo scempio a nessuno dei tecnici in servizio è venuto in mente di cancellare gli esosi rimborsi elettorali  e nemmeno di mettere una bella patrimoniale ai grandi patrimoni, cose che da sole potrebbero risolverci un bel po di guai.
Purtroppo i nostri tecnici hanno anche loro grandi patrimoni, sono anche banchieri e quindi pensano ai fatti loro  prima di tutto. Non hanno dimenticato se stessi e nemmeno le banche, a cui hanno regalato quattrini nostri invece che pensare a nazionalizzarle.
 Siamo caduti dalla padella alla brace ed ancora non abbiamo capito chi ci salverà e se ci sarà qualcuno che potrà farlo. Certamente non saranno questi politici, su questo ormai non ci sono più  dubbi!
 Se non saremo noi a rimboccarci le maniche per uscire da questa situazione possiamo abbandonare ogni speranza e continuare ad assistere impotenti a questo scempio!!!  
Palermo 3.4.2012    

domenica 1 aprile 2012

Maria Antonietta Macciocchi -piccola grande donna del PCI - per non dimenticare!


Nata a Isola Liri (Frosinone) il 23 luglio 1922, deceduta a Roma il 15 aprile 2007, giornalista, scrittrice ed esponente politica.
Cresciuta in una famiglia antifascista, aveva partecipato, giovanissima, alla Resistenza come partigiana combattente in una formazione della Capitale. Dopo la Liberazione, si era laureata in Lettere e Filosofia all'università "La Sapienza" e si era dedicata alla politica e al giornalismo. Direttrice del periodico Noi Donne dal 1950 al 1956 e del settimanale comunista Vie Nuove dal 1961 al 1965, nel 1968 era stata eletta deputata del PCI, nel Collegio di Napoli. Passata da Roma a Parigi, insegnò Sociologia politica all'università Paris VIII-Vincennes e poi, nel 1977 alla Sorbona, dove aveva conseguito il dottorato in Scienze politiche. Chi la conobbe a l'Unità (è stata corrispondente del quotidiano comunista da Algeri, Bruxelles e Parigi), ebbe modo di valutarne lo spirito irrequieto e la personalità fortissima. Nel 1977, la Macciocchi fu radiata dal PCI e, due anni dopo, passata al Partito radicale, era stata eletta deputata in Italia ed europarlamentare a Strasburgo. Membro della Commissione Giustizia del Parlamento europeo, contribuì attivamente all'abolizione della pena di morte in Francia. Dell'attività parlamentare europea di M.A. Macciocchi conviene ancora ricordare la sua partecipazione alla Commissione per la verifica dei poteri e (dopo che nel 1982, lasciati i radicali, era passata al gruppo parlamentare socialista), il contributo dato alla Commissione d'inchiesta sulla situazione della donna in Europa. Nel 1992 la consegna alla scrittrice italiana della Legion d'Onore, per meriti culturali, da parte del Presidente francese Fran§ois Mitterand. M.A. Macciocchi, che è stata commentatrice politica anche di Le Monde, El Pais, Corriere della Sera, ha lasciato una vasta produzione letteraria, tradotta in molti Paesi. Ricordiamo, tra i tanti libri, Lettere dall'interno del PCI a Louis Althusser del 1968, La talpa francese (1977), Dopo Marx,aprile (1978), La donna nera. Consenso femminile e fascismo, (1979), La donna con la valigia (1989), Cara Eleonora. Passione e morte della Fonseca Pimentel (1993), L'amante della Rivoluzione. La vera storia di Luisa Sanfelice e della Repubblica napoletana del 1799 (1998). Il libro del 1992, Le donne secondo Wojtyla, non deve essere stato estraneo alla decisione del cardinale Achille Silvestrini, di presiedere al rito funebre per Maria Antonietta Macciocchi, che si è tenuto a Roma nella cappella di Villa Malta.
link permanente a questa pagina: http://anpi.it/b1417/

IL VANGELO SECONDO MARIA