lunedì 14 luglio 2014

In aula la grande Mortificazione

La "riforma" del Senato
14 luglio 2014 - 2 Commenti »


18desk1f01-senato-emiciclo3Sta arrivando in aula l’abolizione del Senato della Repubblica secondo una legge che viene imposta dal governo alla sua maggioranza, nell’ambito di un patto firmato con il maggior partito dell’opposizione.
Nulla di tutto questo è stato offerto agli italiani come materia programmatica su cui esprimere un voto in una elezione politica.
Ma proprio questo non conta nella visione del premier, poco disposto ad ascoltare obiezioni e preoccupazioni. Come un ragazzo a cui si chiede di rinunciare a un giocattolo a cui è molto affezionato.
Pazienza se “dopo” la democrazia sarà ancora più fragile di quanto lo sia già oggi: Renzi dice che è una grande “occasione” e che il Paese (quale Paese?) non può permettersi il lusso di perderla.
Il dibattito sulla “riforma” si è caratterizzato dal silenzio sulle proposte alternative, rotto soltanto da gesti estremi di oppositori, comunque derisi e alla fine messi a tacere con censura e violenti interventi di sostituzioni al momento del voto in commissione.

Ma ora che siamo al momento dell’aula, le carte sono tutte sul tavolo: e grazie alla pubblicazione su “Il Fatto” del testo integrale della proposta di Gustavo Zagrebelsky inviata al ministro Boschi, nessuno può più accusare il pensiero critico di non essere anche propositivo. Oggi sappiamo che le proposte sono almeno due e anche se una appare già al traguardo sarà il traguardo della Storia che giudicherà il valore dell’una e la saggia lungimiranza dell’altra.
La riscrittura della seconda parte della Costituzione riduce a poco più di passacarte l’assemblea di Palazzo Madama e assegna alla Camera dei deputati nominati e scelti dai capi partito il ruolo di ancelle del governo. Così mortificare un ramo del Parlamento non esalta l’altro ramo, ma il tutto si conclude con una generale mortificazione e perdita di dignità di deputati e senatori. Assieme ad essi mortificati sono tutti i cittadini italiani a cui viene sottratto il potere di eleggere i propri rappresentanti, incidendo contemporaneamente sulla legge elettorale e sulla Costituzione.
Due progetti, due visioni, due mondi. Abbiamo aspettato a lungo, noi di Libertà e Giustizia, e tanti altri che sapevano della proposta Zagrebelsky, che il ministro ne parlasse, che la diffondesse, che fosse discussa. Solo silenzio, irrisione.
Il progetto del governo nasce nel clima torbido di richieste della Finanza internazionale e di accordi misteriosi siglati tra Renzi e Berlusconi sui quali tuttora regna un segreto che io, da semplice cronista di storie italiane, giudico incostituzionale ed eversivo.
Il progetto Zagrebelsky nasce nel silenzio solitario delle ore di studio e nelle riflessioni elaborate con gli studenti dentro aule universitarie. Non ha padrini a cui rispondere. E’ frutto del pensiero di un uomo libero e delle preoccupazioni per la democrazia costituzionale ereditate e elaborate con i grandi maestri del passato. Può essere approfondita. E ovviamente discussa.
La Costituzione di Renzi, no: è prendere o lasciare, mangiare la minestra o saltare dalla finestra. E’ o così o si scioglie il Parlamento.
Dice Renzi che questa è la grande “occasione”. In sostanza oggi c’è una situazione generale che consente di fare quello che ieri non fu possibile: manomettere la carta fondamentale dei diritti e dei doveri, la Carta dello Stato italiano.
L’unica occasione a cui viene di pensare è la disperazione generata dalla grande crisi: e come ci hanno sempre ricordato gli storici è in tempi come questi che i popoli accettano cose che in altre condizioni mai avrebbero accettato.
Dunque, la chiusura di mezzo Parlamento italiano avviene anche perché gli italiani sono “distratti” dalla difficoltà di sopravvivere.
Una grande “occasione” davvero, un’occasione da non perdere.

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