E se il Titolo V fosse stato cambiato anche per privatizzare i beni comuni?
Il capo direzione e analisi economico-finanziaria del dipartimento del Tesoro: per pagare il debito bisogna espropriare Comuni e Regioni delle utilities e venderle, è questo il vero affare. (video)
Franco Fracassi - Ecco che cosa aveva dichiarato lo scorso anno a un giornalista de La7 Lorenzo Codogno, capo direzione e analisi economico-finanziaria del dipartimento del Tesoro, a proposito della necessità delle privatizzazioni per risanare il debito pubblico: «Il problema è che non prendi tantissimo, perché ho fatto il calcolo un po’ di tempo fa sono dodici miliardi. Meno di un punto di Pil. La vera risorsa sono le utilities a livello locale. Lì sono veramente tanti, tanti miliardi. Il problema è che non sono nostri, dello Stato. Sono dei Comuni e delle Regioni. Quindi, bisogna cambiare il Titolo V della Costituzione ed espropriare i Comuni e le Regioni».




Erano
esclusi dal potere. Ed erano puliti. Adesso, invece, li troviamo neri e
sporchi, alla guida del “mondo di mezzo” di Mafia Capitale. Sono gli
eredi della destra, un tempo duri e puri, beccati oggi a manovrare un
sistema criminale pervasivo e trasversale. Ma siamo proprio sicuri che
ci sia stata una svolta, una rottura? “Vivevano nel mito delle mani
pulite, che potevano esibire anche per mancanza di occasioni. Vent’anni
dopo, il fallimento è spettacolare, verrebbe da dire wagneriano”: così
Mattia Feltri. Ancor più forte la nostalgia di Marcello Veneziani, per
“una destra che per anni si è vantata della sua diversità, che
propugnava l’alternativa al sistema e ripeteva con Almirante che dalle
tasche di Mussolini appeso in piazzale Loreto non è caduto un soldo”. Ma
esisteva davvero la “diversità” nera? O non c’è piuttosto una
sotterranea continuità criminale?


















