martedì 16 settembre 2014

PoliticaPrima: ANCHE I RICCHI, UNA VOLTA, PIANGEVANO

PoliticaPrima: ANCHE I RICCHI, UNA VOLTA, PIANGEVANO: di Giangiuseppe Gattuso – L’idea mi è venuta leggendo l’articolo di Alberto Mario Banti, sulla ricca buonuscita di Luca Cordero di Monteze...

1 commento:

Nella Toscano ha detto...

Condivido pienamente quanto scritto con lucidità in questo articolo, da cui emerge chiaramente il perché la nostra economia è andata in tilt e come la ricchezza sia rimasta intrappolata nelle mani di poche persone, della minoranza del Paese. Non vi è dubbio che l'avvento del berlusconismo e la presenza sempre più massiccia di imprenditori all'interno del Parlamento non hanno fatto altro che mettere in atto tutte quelle politiche economiche per la salvaguardia dei propri interessi, così come non vi è dubbio che la cosiddetta sinistra non ha mai voluto e saputo opporsi con determinazione a che ciò avvenisse. Non è quindi un caso che la progressione delle aliquote si è quasi dimezzata per i redditi più alti, o meglio per quelli altissimi, ed è aumentata in maniera esponenziale per quelli più bassi. Con il risultato che oggi l'economia è sostenuta dagli stipendi e dalle pensioni basse, mentre i ricchi diventano sempre più ricchi, mantenendo intatti i loro enormi guadagni. E' evidente che così non va, non può andare. In questo modo una società regredisce. Se vogliamo salvarci la prima cosa da fare è redistribuire la ricchezza. Se un imprenditore riesce a prendere come buonuscita la stratosferica cifra di 27 milioni di €. è giusto e doveroso che lasci allo Stato la maggior parte di questo privilegio, nel rispetto dei criteri di progressività, come sancito all'art. 53 della Costituzione e non può versare solo il 45%, perché, sempre secondo quanto sancito da detto art. 53, sono tenuti a concorrere alla spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva."Non è giusto che chi possiede ingenti patrimoni deve pagare la stessa aliquota di chi possiede molto, ma molto meno ed è ancora più ingiusto che gli sia stato consentito di versare quel modesto 45% in più rate; questo non è ammissibile soprattutto in questo momento di grave crisi economica.
Di sicuro i politici del passato, pur con i loro limiti, erano più lungimiranti degli attuali, che, diciamolo chiaramente, non sanno nemmeno quello che fanno.
Tassare i patrimoni e le rendite elevate con aliquote adeguate, come quelle che erano state stabilite nel 1974 penso sarebbe giustissimo e porterebbe ad una più equa distribuzione del carico fiscale.
Il problema di questo Paese è però la classe dirigente, e se si pensa che al governo siedono membri della confindustria si capisce che ottenere più giustizia sociale è una chimera.
Se vogliamo cambiare questo Paese sono sicura che è da qui che bisogna cominciare, ma dobbiamo sapere che per poterci riuscire la prima cosa da fare è risolvere una volta per tutte il conflitto d'interesse, perché fino a quando il potere finanziario coinciderà con quello politico non possiamo sperare niente e andrà sempre peggio.