Comunicato stampa di Libertà e Giustizia
“Manifesto
dell'assemblea per la Costituzione”
La via maestra
1. Di
fronte alle miserie, alle ambizioni
personali e alle rivalità di gruppi
spacciate per affari di Stato, invitiamo i
cittadini a non farsi distrarre. Li
invitiamo a interrogarsi sui grandi
problemi della nostra società e a
riscoprire la politica e la sua bussola:
la Costituzione. La dignità delle persone,
la giustizia sociale e la solidarietà
verso i deboli e gli emarginati, la
legalità e l’abolizione dei privilegi,
l’equità nella distribuzione dei pesi e
dei sacrifici imposti dalla crisi
economica, la speranza di libertà, lavoro
e cultura per le giovani generazioni, la
giustizia e la democrazia in Europa, la
pace: questo sta nella Costituzione. La
difesa della Costituzione non è uno stanco
richiamo a un testo scritto tanti anni fa.
Non è un assurdo atteggiamento
conservatore, superato dai tempi. Non
abbiamo forse, oggi più che mai, nella
vita d’ogni giorno di tante persone,
bisogno di dignità, legalità, giustizia,
libertà? Non abbiamo bisogno di politica
orientata alla Costituzione? Non abbiamo
bisogno d’una profonda rigenerazione
bonificante nel nome dei principi e della
partecipazione democratica ch’essa
sancisce?
Invece,
si è fatta strada, non per caso e non
innocentemente, l’idea che questa
Costituzione sia superata; che essa
impedisca l’ammodernamento del nostro
Paese; che i diritti individuali e
collettivi siano un freno allo sviluppo
economico; che la solidarietà sia parola
vuota; che i drammi e la disperazione di
individui e famiglie siano un prezzo
inevitabile da pagare; che la
partecipazione politica e il Parlamento
siano ostacoli; che il governo debba
essere solo efficienza della politica
economica al servizio degli investitori;
che la vera costituzione sia, dunque,
un’altra: sia il Diktat dei mercati al
quale tutto il resto deve subordinarsi. In
una parola: s’è fatta strada l’idea che la
democrazia abbia fatto il suo tempo e che
si sia ormai in un tempo post-democratico:
il tempo della sostituzione del governo
della “tecnica” economico-finanziaria al
governo della “politica” democratica.
Così, si spiegano le “ineludibili riforme”
– come sono state definite –, ineludibili
per passare da una costituzione all’altra.
La
difesa della Costituzione è dunque
innanzitutto la promozione di un’idea di
società, divergente da quella di coloro
che hanno operato finora tacitamente per
svuotarla e, ora, operano per manometterla
formalmente. È un impegno, al tempo
stesso, culturale e politico che richiede
sia messa in chiaro la natura della posta
in gioco e che si riuniscano quante più
forze è possibile raggiungere e
mobilitare. Non è la difesa d’un passato
che non può ritornare, ma un programma per
un futuro da costruire in Italia e in
Europa.
2.
Eppure, per quanto si sia fatto per
espungerla dal discorso politico
ufficiale, nel quale la si evocava solo
per la volontà di cambiarla, la
Costituzione in questi anni è stata ben
viva. Oggi, ci accorgiamo dell’attualità
di quell’articolo 1 della Costituzione che
pone il lavoro alla base, a fondamento
della democrazia: un articolo a lungo
svalutato o sbeffeggiato come espressione
di vuota ideologia. Oggi, riscopriamo il
valore dell’uguaglianza, come esigenza di
giustizia e forza di coesione sociale,
secondo la proclamazione dell’art. 3 della
Costituzione: un articolo a lungo
considerato un’anticaglia e sostituito
dall’elogio della disuguaglianza e
dell’illimitata competizione nella scala
sociale. Oggi, la dignità della persona e
l’inviolabilità dei suoi diritti
fondamentali, proclamate dall’art. 2 della
Costituzione, rappresentano la difesa
contro la mercificazione della vita degli
esseri umani, secondo le “naturali” leggi
del mercato. Oggi, il dovere tributario e
l’equità fiscale, secondo il criterio
della progressività alla partecipazione
alle spese pubbliche, proclamato dall’art.
53 della Costituzione, si dimostra essere
un caposaldo essenziale d’ogni possibile
legame di cittadinanza, dopo tanti anni di
tolleranza, se non addirittura di
giustificazione ed elogio, dell’evasione
fiscale. Ecco, con qualche esempio, che
cosa è l’idea di società giusta che la
Costituzione ci indica.
Negli
ultimi anni, la difesa di diritti
essenziali, come quelli alla gestione dei
beni comuni, alla garanzia dei diritti
sindacali, alla protezione della
maternità, all’autodeterminazione delle
persone nei momenti critici
dell’esistenza, è avvenuta in nome della
Costituzione, più nelle aule dei tribunali
che in quelle parlamentari; più nelle
mobilitazioni popolari che nelle
iniziative legislative e di governo. Anzi,
possiamo costatare che la Costituzione,
quanto più la si è ignorata in alto, tanto
più è divenuta punto di riferimento di
tante persone, movimenti, associazioni
nella società civile. Tra i più giovani, i
discorsi di politica suonano sempre più
freddi; i discorsi di Costituzione, sempre
più caldi, come bene sanno coloro che
frequentano le aule scolastiche. Nel nome
della Costituzione, ci si accorge che è
possibile parlare e intendersi
politicamente in un senso più ampio, più
elevato e lungimirante di quanto non si
faccia abitualmente nel linguaggio della
politica d’ogni giorno.
In
breve: mentre lo spazio pubblico ufficiale
si perdeva in un gioco di potere sempre
più insensato e si svuotava di senso
costituzionale, ad esso è venuto
affiancandosi uno spazio pubblico
informale più largo, occupato da forze
spontanee. Strade e piazze hanno offerto
straordinarie opportunità d’incontro e di
riconoscimento reciproco. Devono
continuare ad esserlo, perché lì la novità
politica ha assunto forza e capacità di
comunicazione; lì si sono superati, per
qualche momento, l’isolamento e la
solitudine; lì si è immaginata una società
diversa. Lì, la parola della Costituzione
è risuonata del tutto naturalmente.
3. C’è
dunque una grande forza politica e civile,
latente nella nostra società. La sua
caratteristica è stata, finora la sua
dispersione in tanti rivoli e momenti che
non ha consentito di farsi valere come
avrebbe potuto, sulle politiche ufficiali.
Si pone oggi con urgenza, tanto maggiore
quanto più procede il tentativo di
cambiare la Costituzione in senso
meramente efficientistico-aziendalistico
(il presidenzialismo è la punta
dell’iceberg!), l’esigenza di raccogliere,
coordinare e potenziare il bisogno e la
volontà di Costituzione che sono diffusi,
consapevolmente e, spesso,
inconsapevolmente, nel nostro Paese, alle
prese con la crisi politica ed economica e
con la devastazione sociale che ne
consegue.
Anche
noi abbiamo le nostre “ineludibili
riforme”. Ma, sono quelle che servono per
attuare la Costituzione, non per
cambiarla.
Lorenza
Carlassare
Don
Luigi Ciotti
Maurizio
Landini
Stefano
Rodotà
Gustavo
Zagrebelsky
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