lunedì 15 luglio 2013

Minacce alla Cassazione: il Pd e la corda che si spezza — Liberacittadinanza


Ma quello che non è stato messo abbastanza in evidenza è che se il Pd ha condiviso la reazione aberrante del Pdl ad un passaggio tecnico dovuto per il concreto rischio prescrizione nei 45 giorni successivi al periodo feriale, non si riesce nemmeno ad immaginare che cosa può essere chiamato ad avallare all’indomani della sentenza del 30 luglio.
Però ormai si può fondatamente prevedere come “lo sventurato” potrebbe rispondere all’appello-diktat del suo partner. Intanto i giornali di famiglia titolano già “In caso di condanna grazia a Silvio, ci sta anche Letta”. Figuriamoci se il Pd vuole essere “divisivo”.
Questa è stata “solo”  una prova generale di pressione ed intimidazione in vista della sentenza. Fino a che punto vorrà spingersi il Pd nell’affiancare la forzatura eversiva nei confronti della magistratura, sfidata frontalmente e minacciata nella sua totalità, dagli odiati pm ai giudici di legittimità? Forse il Pd  ha voluto, al di là delle dichiarazioni, dimostrarsi fin d’ora disponibile ad assecondare le pretese di impunità del senatore Berlusconi anche dopo un’eventuale sentenza definitiva di condanna negando con il voto contrario la decadenza dalla carica per interdizione?
Epifani con una vocina alquanto flebile ha tardivamente invitato il Pdl a “non tirare troppo la corda” perché così “si spezza”.
Ma forse farebbe bene da segretario, anche a seguito del circuito tragicomico innescato dalla lettera dei 70 contro “gli autogol” dove non si distinguono più i mittenti dai destinatari, a ricordare al partito di non tirare troppo la corda con gli elettori perché potrebbero anche non “pazientare” all’infinito.
Minacce alla Cassazione: il Pd e la corda che si spezza — Liberacittadinanza

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