Nel 1968, se la memoria non m’inganna,
si tenne a Bologna nella sede della casa editrice il Mulino un incontro
tra giovani e giovanissimi giuristi promosso da quell’ infaticabile
cercatore di idee nuove e di studiosi innovatori che fu Giovanni
Evangelisti. Stefano Rodotà, che aveva 35 anni ed era già considerato da
tutti i presenti un punto di riferimento e di rinnovamento, fece una
relazione inquadrata in quel tempo, un tempo che si pensava potesse
essere, se non epocale, almeno fecondo di novità. La sua relazione si
sarebbe potuta intitolare: «Sullo stato presente e sui compiti futuri
dei giuristi e della scienza giuridica». Non so se sia stata mai
pubblicata.