mercoledì 31 luglio 2024

A che servono le soglie di sbarramento?

HomePoliticaA che servono le soglie di sbarramento? A che servono le soglie di sbarramento? Un aspetto, più di altri ostico da comprendere a causa della nefasta propaganda fatta in questi decenni sul rischio di frammentazione della rappresentanza politica e intorno alla cosiddetta governabilità. Chiarimenti ⬇️ 31 Luglio 2024 di Sergio Bagnasco - Vicepresidente Comitato Referendario per la Rappresentanza #iovoglioscegliere Politica A che servono le soglie di sbarramento? La risposta più frequente è “servono per evitare l’eccessiva frammentazione del Parlamento e favorire la governabilità”. La nostra storia politica è da sempre caratterizzata dalla molteplicità di formazioni politiche, prima del fascismo e dopo il fascismo. Alle elezioni del 1919 gli eletti appartenevano a 12 schieramenti; il terzo, che prese quasi il 16%, si chiamava “Liste concordate di liberali, democratici e radicali” ed era composto da 8 formazioni politiche! Anche altri schieramenti erano formati da diversi partiti politici: in totale si contavano 281 simboli! Alle elezioni del 1946 per l’Assemblea Costituente gli eletti appartenevano a 16 formazioni politiche (alcune raggruppamenti di più partiti), mentre altre 8 formazioni non ebbero alcun eletto. Tra il 1946 e il 1992, ultime elezioni proporzionali senza soglia legale di sbarramento, la frammentazione è diminuita, mentre da quando abbiamo abbandonato il sistema proporzionale la frammentazione è aumentata, come vedremo in seguito. In definitiva, ogni aspetto di un sistema elettorale va considerato in relazione al complessivo sistema elettorale e non considerando singoli aspetti. Il nostro sistema è basato alla Camera su circoscrizioni e al Senato su regioni, perché così prevede la Costituzione. Il voto per il rinnovo della Camera, però, non esaurisce gli effetti nella circoscrizione, e per volontà del legislatore abbiamo per entrambe le camere una soglia nazionale pari al 3%. Se i seggi per Costituzione si assegnano su base circoscrizionale\regionale non si comprende per quale motivo sia prevista una soglia nazionale che nel trasformare i voti in seggi vanifica il criterio circoscrizionale e regionale alterando l’effettiva rappresentatività. La generica risposta, per evitare l’eccessiva frammentazione e favorire la governabilità, non regge perché se la soglia fosse per circoscrizione\regione la soglia naturale sarebbe quasi sempre più alta del 3%, ma consentirebbe a una forza politica ben radicata su un territorio specifico di accedere alla ripartizione dei seggi. In questo modo, invece, chi non raggiunge la soglia del 3% nazionale non partecipa alla ripartizione dei seggi, anche se in una circoscrizione o regione ha magari raggiunto il 10%. In definitiva, la soglia di sbarramento riduce il pluralismo e appiattisce le diversità territoriali, senza evitare la frammentazione politica e senza favorire la governabilità. Inoltre, la soglia si applica in modo differente ai partiti che sono tra loro in coalizione rispetto ai partiti che concorrono da soli. In più, abbiamo tre ottavi dei seggi (il 37,5%) assegnati alla lista o coalizione di liste che raccoglie più consensi nella competizione proporzionale. Nessuno elegge direttamente i candidati che si presentano nei collegi uninominali perché si tratta, sic et simpliciter, di un premio occulto concesso a chi prevale nel proporzionale. In questo specifico sistema elettorale la soglia legale di sbarramento svolge la funzione di ridurre il pluralismo perché penalizza le forze politiche che non entrano in coalizione con altre e quelle rilevanti solo in determinati territori. Così abbiamo, per esempio, Noi Moderati che con lo 0,9% dei consensi ha ottenuto nei collegi uninominali 7 deputati e 2 senatori, sebbene oltre il 98% degli elettori abbia votato gli altri partiti della coalizione di Centro-Destra. Questo risultato elettorale non è, quindi, il frutto delle scelte degli elettori, ma esclusivamente degli accordi pre-elettorali che hanno suggellato la partecipazione di Noi Moderati alla coalizione di Centro-Destra. Invece, Italexit con l’1,9% di voti effettivamente ottenuti non ha avuto alcun eletto. Gli eletti di Noi Moderati appartengono a 3 differenti formazioni partitiche. La coalizione “Partito Democratico-Italia Democratica Progressista” che si è presentata alle elezioni del 2022 riuniva 10 sigle partitiche. L’elettore che ha votato questa coalizione non sapeva quale candidato di uno dei dieci partiti avrebbe contribuito a eleggere. Tra le 10 sigle partitiche ci sono stati – a insaputa degli elettori – eletti del PD, ma anche di Articolo 1, Centristi per l’Europa, Demos. Questa coalizione a sua volta era coalizzata con altri cinque partiti diversamente aggregati tra loro per comporre insieme il cosiddetto Centro-Sinistra. In definitiva, oggi in Parlamento abbiamo esponenti di 20 differenti formazioni partitiche. Un livello mai raggiunto nel periodo del proporzionale. Con la soglia di sbarramento al 3% la frammentazione è nettamente aumentata perché questo sistema tende a favorire la moltiplicazione di particelle e gruppuscoli che poi negoziano la partecipazione a una coalizione per ottenere eletti propri, anche con consenso minimo, e quindi pesare di più nei rapporti di potere. Se le soglie legali di sbarramento fossero esistite nella cosiddetta “Prima Repubblica”, il Partito Radicale forse non sarebbe mai entrato in Parlamento e lo stesso dicasi per Democrazia Proletaria, Partito di Unità Proletaria, il Partito Sardo d’Azione, i Verdi, la Lega … Sono questi partiti i responsabili della instabilità di governo? Il Parlamento sarebbe stato più ricco senza questi voci? La nostra “democrazia” sarebbe stata più efficiente? Il sistema elettorale vigente premia un cartello elettorale, limitando la scelta della componente politica preferita e impedendo di scegliere il candidato gradito all’interno del cartello elettorale, ma questo cartello sparisce il giorno dopo le elezioni per lasciare spazio ai Gruppi parlamentari di ciascun partito dove quasi sempre c’è qualcuno che è stato eletto con i voti dati ad altri partiti. Il vigente Rosatellum, come e peggio del precedente Porcellum, ha alterato i rapporti di forza tra i gruppi parlamentari, ha alterato profondamente la rappresentatività del Parlamento senza ottenere alcun risultato qualitativamente migliore di quello sempre ottenuto col proporzionale. Le soglie di sbarramento hanno provocato la frammentazione politica e ridotto il pluralismo e per queste ragioni il Comitato Referendario per la Rappresentanza propone un referendum per abrogare le soglie legali di sbarramento: per evitare la dispersione di voti validi (oltre 3 milioni alle ultime elezioni, più del 10% dei voti validi), per aumentare il pluralismo politico, per rendere libere le forze politiche da patti pre-elettorali che premiano chi non ha consenso. E’ possibile firmare online per abrogare le soglie di sbarramento a questo link https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500005 Necessario disporre dello SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o della CIE (Carta d’identità elettronica) o della CNS (Carta Nazionale dei Servizi). Oltre all’abrogazione delle soglie di sbarramento, Il Comitato Referendario per la Rappresentanza, promuove altre 3 proposte di referendum abrogativo e una legge d’iniziativa popolare. In breve: – ABROGAZIONE DEL VOTO CONGIUNTO TRA CANDIDATI E LISTE PLURINOMINALI; è il meccanismo perverso per cui votando un partito/lista si vota anche il candidato uninominale collegato che potrebbe appartenere ad altro partito rispetto a quello votato e potrebbe anche non essere gradito; mentre, chi vota solo il candidato uninominale vedrà il proprio voto ripartito su tutte le liste collegate in base alle scelte effettuate dagli altri elettori. Abrogando queste norme, l’elettore potrà scegliere il candidato uninominale preferito e separatamente qualsiasi lista\partito preferito. Per firmare questo referendum il link è https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500004 – ABOLIZIONE PLURICANDIDATURE; quando un candidato è eletto in più collegi plurinominali, sarà proclamato eletto nel collegio in cui la lista ha preso meno voti; ciò determina l’inversione della volontà dell’elettore. Inoltre, col meccanismo delle pluricandidature gli apparati di partito decidono chi deve essere eletto nei collegi in cui in cui il plurieletto deve lasciare il posto al secondo in lista. Questo è un meccanismo che concorre a determinare un Parlamento di soli NOMINATI dai Partiti, persone prive del sostegno diretto del voto degli elettori. Abrogando queste norme si favorisce la candidatura di persone radicate nel territorio, nel proprio collegio naturale. Per firmare questo referendum il link è https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500008 – TUTTI I PARTITI DEVONO RACCOGLIERE LE FIRME PER LE CANDIDATURE; oggi solo chi non è già presente in Parlamento deve raccogliere le firme a sostegno dei propri candidati, mentre i partiti già presenti in Parlamento sono esentati da questa gravosa incombenza. Questo privilegio discrimina le nuove formazioni politiche che non competono in condizione di parità con le altre forze politiche. Abrogando queste norme tutti parteciperanno alle elezioni in condizioni di parità normativa. Per firmare questo referendum il link è https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500006 Infine, la proposta di legge d’iniziativa popolare per introdurre la preferenza nei collegi plurinominali in modo che oltre a scegliere il partito preferito l’elettore possa indicare il candidato preferito, come già sentenziato dalla Corte Costituzionale, da ultimo con sentenza n. 1/2014. Questa proposta è indicata sotto il titolo “Modifiche al testo unico di cui al D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361, e al testo unico di cui al d.lgs. 20 dicembre 1993, n. 533, …”. Per firmare questa proposta il link è https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500013

Difendiamo la democrazia: Il Comitato Referendario per la Rappresentanza Pos...

Difendiamo la democrazia: Il Comitato Referendario per la Rappresentanza Pos...: Da mesi tutti parlano di referendum e questi tutti affermano che bisogna cambiare la legge elettorale per le elezioni parlamentari; lo dice ...

martedì 30 luglio 2024

Il silenzio inspiegabili di Partiti , sindacati e Tv di stato sul referendum per la modifica parziale del Rosatellum e della LIP per reintrodurre le prederenze

Silenzio assoluto da parte dei partiti di opposizione e del sindacato con Landini in testa , compreso le associazioni, che dicono di difendere la costituzione a parole e che vogliono la riforma elettorale, sempre a parole, ovviamente. Di conseguenza la rai osserva anch'essa il massimo silenzio: non c'è tg che non ci faccia vedere tutti i promotori del referendum contro AD e non mostri le firme raccolte in soli pochi giorni, strano no? E di più, se si pensa che il referendum per la modifica del rosatellum è ben più importante di quello contro l' AD. Ebbene in considerazione di tutto questo non mi stupisce che il PR , secondo quello che hanno appena detto al Tg3, stia già pensando non già a celebrare il referendum, ma bensì a tornare al voto qualora si raggiungesse un numero alto di firme. Mi sono sempre chiesta il perché tutti i partiti di opposizione e il sindacato abbiano lanciato questo referendum in maniera così plateale e taciuto sull'abrogazione del Rosatellum? Vuoi vedere che la risposta è proprio nelle parole del pr? Se così è si spiega il perché non si debba parlare e sapere del referendum di abrogazione parziale del rosatellum, che tanto piace a lor signori. Chi vuole cambiare veramente non ha che percorrere una sola strada: firmare e raccogliere le firme, per cercare di bloccare la deriva che si sta dipanando sotto i nostri occhi. Potete farlo presso i comuni o ai banchetti oppure on line nella piattaforma pubblica gratuita. Fatelo tutti ne va della nostra democrazia!!!!

giovedì 25 luglio 2024

Tutti i referendum sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri

di Marco Perduca Tutti i referendum sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri (siano ) Un mese fa, nel silenzio più assoluto di politica e media, è iniziata la raccolta firme per la presentazione di quattro quesiti referendari per abrogare: il voto congiunto obbligatorio, le soglie di sbarramento, ogni privilegio nella raccolta delle firme per la presentazione dei candidati e le pluricandidature All'inizio di luglio il presidente della Repubblica ha ricordato che “il principio un uomo un voto (sic.) non può essere distorto attraverso […] marchingegni che alterino la rappresentatività e la volontà degli elettori”. L’obiettivo dell’esternazione del capo dello Stato (chissà come mai non si chiamano più picconate perché in effetti spesso si tratta di colpi netti) era il “premierato”, ma per la proprietà transitiva della non discriminazione, o incostituzionalità, un richiamo simile potrebbe esser fatto anche per la legge elettorale con cui per due volte si sono elette le Camere. Eppure… Un paio di settimane fa Cgil e altri hanno consegnato in Corte di Cassazione un milione di firme per dei referendum socio-economici, mentre il 20 luglio è iniziata la raccolta di sottoscrizioni per abolire la cosiddetta “Autonomia differenziata” dove ai sindacati si sono unite tutte le forze di opposizione con l'eccezione di Calenda. Un mese fa, nel silenzio più assoluto di politica e media, è iniziata la raccolta firme per la presentazione di quattro quesiti referendari per abrogare: il voto congiunto obbligatorio, le soglie di sbarramento, ogni privilegio nella raccolta delle firme per la presentazione dei candidati e le pluricandidature. I ritagli proposti dal Comitato presieduto dall’ex ministra Elisabetta Trenta sono stati elaborati sotto la sapiente guida di Felice Besostri quel gran scassa-leggi elettorali che ci ha lasciato a gennaio di quest'anno. Si tratta del minimo, che in termini di ritagli referendari è il massimo, possibile di modifiche al “Rosatellum”: una che mischia, come spesso accade in italia, il peggio del maggioritario col peggio del proporzionale per consegnare, proprio come ai tempi del “Porcellum”, la nomina di quasi l’80% degli eletti alle segreterie di partito tenendo alla larga formazioni nuove che non “godono” di esenzioni ma “solo” di opinioni e, molto probabilmente, anche chi vota. I quattro referendum elettorali offrono la possibilità di ridurre le discriminazioni di un sistema elettorale che non dà a chi vota la libertà di scegliere chi votare, che mantiene irragionevoli ostacoli alla partecipazione di nuovi soggetti elettorali e che compromette la rappresentatività del Parlamento - più via maestra di così! Per implicita ammissione di chi partecipa, la raccolta firme contro l’autonomia differenziata è una sorta di prova generale anzi, avendo frequentato i teatri d'opera in gioventù direi più una “Antepiano” (in costume con solisti e coro ma senza orchestra), per costruire un campo extra-large che possa sconfiggere il centro destra. Fair enough. Però, visto che si prevedono mobilitazioni tavolinare estive, perché non cimentarsi anche nella raccolta firme contro questa legge elettorale in modo da arricchire le proposte riformatrici che potrebbero essere votate alla primavera del 2025. Passato il vaglio della Consulta c'è poi da superare il quorum no? In questi giorni dovrebbe essere sulla scrivania della presidente della Consiglio il decreto che finalmente istituisce la piattaforma pubblica per la sottoscrizione online di proposte di legge d’iniziativa popolare e referendum, la semplicità e grauitità di questo nuovo strumento potrebbe fare la differenza consentendo una partecipazione popolare di massa nelle prossime settimane e assicurare un 2025 pienamente referendario. Non cogliere qesta opportunità da parte del “fronte popolare” italiano lo farebbe caratterizzare per iniziative “contro” e non “per” riducendo, tra le altre cose, ipotecando seriamente le possibilità di successo della prima campagna di ampliamento del campo largo - per vincere un referendum occorre scomodare 24 milioni di persone che di questi tempi, anche per via del Rosatellum (che a parole quasi tutti dicono di voler cambiare), non paiono particolarmente attratte dalle urne. In attesa che i partiti si accorgano del poker di ritagli della legge elettorale, e/o reagiscano, i quattro quesiti possono essere approfonditi sul sito del Comitato Io Voglio Scegliere e firmati online comodamente al fresco. https://www.huffingtonpost.it/