venerdì 14 febbraio 2014

Lo strepitoso autogol di Renzi e la strana democrazia Pd - Il Fatto Quotidiano



Ora però la collezione degli orrori piddini si arricchisce della perla più rara.
Da una parte il coniglio mannaro 2.0, che frigna come un bambino e
mette il broncio perché gli hanno detto che è brutto; e dall’altra un
partito che – sfiduciando se stesso per la centesima volta
– sdogana a Palazzo Chigi un diversamente statista così roso
dall’ambizione da non rendersi neanche conto che tutti l’hanno messo lì
per bruciarlo, come accaduto con gli altri.

Non si contano i fiumi di Champagne
che stanno scorrendo in queste ore tra berluscones, 5 Stelle,
nomenklatura piddina e frattaglie alfaniano-casiniste: così facendo, il
“furbo e vincente” Renzi – figuriamoci se era grullo e perdente – si è
sgambettato da solo come neanche D’Alema nel ’98. Convinto d’essere il
nuovo Kennedy e non il vecchio Peppo Pig, Renzi – che fino a due giorni
giurava ovviamente il contrario – ha pure specificato di voler durare fino al 2018,
e la sola idea che intenda passare quattro anni fianco a fianco con
Giovanardi e Formigoni denota un grado di perversione sin qui
sconosciuto ai più.

Siamo oltre le comiche, anche
se c’è davvero poco da ridere. Un tale mix di incapacità, masochismo,
colpevolezza, arroganza, psicodramma e delirio di onnipotenza era raro
da mettere insieme, ma il Pd è riuscito anche in questo: fenomeni.

Lo strepitoso autogol di Renzi e la strana democrazia Pd - Il Fatto Quotidiano

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