La serrata del Parlamento causa motivi giudiziari di un singolo cittadino – ok lo so, un Parlamento spesso inutile e ancor più di frequente dannoso – ha un che di epico, di palingenetico; insomma, qui si fa la storia, amici e compagni. Certo, la storia alla rovescia, ma pur sempre storia è.
Non bastavano le numerose volte in cui un’opposizione debole aveva tolto le castagne dal fuoco al governo Berlusconi; non bastava nemmeno l’amaro calice di oltre un anno di governo tecnico con democrazia a scarto ridotto alleati della destra; no, non bastava nemmeno il tradimento nei confronti del proprio fondatore (Romano Prodi) e l’assoluto disinteresse verso un uomo della sinistra (Stefano Rodotà) per la corsa al Quirinale; e neppure il governo stavolta neanche tecnico ma politico con (guarda un po’) Berlusconi. Serviva qualcosa in più al Partito democratico: un atto unico, forte. Cioè accettare una minaccia sguaiata – perché di tale si tratta – nei confronti della magistratura chiudendo per un giorno il luogo dove ogni cittadino (di destra, di sinistra, di opposizione e non) dovrebbe sentirsi rappresentato.
Forse abituati a tutto ci abitueremo anche a questo. Considereremo responsabile anche l’irresponsabilità, considereremo pragmatica anche la follia, considereremo coerente anche l’incoerenza, considereremo sinistra anche la destra. O forse no. No, non ci siamo mai abituati. Toccato il fondo, resteremo qui a vedervi scavare.
Matteo Pucciarelli
(10 luglio 2013)
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