L'Espresso
04 aprile 2014 -
Salvatore Settis
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Da segretario di De Nicola a braccio destro di Gelli, bella carriera.
Quanta Italia in una foto: i padri nobili De Gasperi e Terracini, il ministro Grassi (che nella tenuta di Materdomini ospitò i Savoia prima dell’esilio), il monarchico De Nicola, presidente della Camera il 16 novembre 1922, quando Mussolini minacciò di fare di quell’aula sorda e grigia un bivacco per i suoi manipoli (Nitti abbandonò l’aula, De Nicola non aprì bocca, De Gasperi e Gronchi votarono la fiducia). E Cosentino, figlio d’arte, che regge la cartella con la Costituzione e trent’anni dopo lavorerà per distruggerla. In questa sintesi di storia patria, si dirà, manca qualcosa, da Berlusconi a Renzi. Ma qualche costante c’è, come la tessera P2 1816 di Berlusconi o il piano di cambiare la Carta per adeguarla al «mutato scenario politico, sociale ed economico» (Letta, giugno 2013), perché essa «risente della forza delle sinistre dopo la caduta del fascismo» (JP Morgan, maggio 2013). Sono le idee su cui Gelli rivendica oggi i “diritti d’autore”. Ci sarà stato anche il “governo costituente” di Renzi, nella cartelletta di Cosentino?
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