La sinistra non esiste più da tanto tempo, è triste ammetterlo, ma è la realtà.
Con alcuni ci si continua a chiamare compagni, ma di questa parola molti disconoscono il vero il significato (”condividere il pane”).
Chi oggi potrebbe dirci di volere "condividere il pane" con chi chiamiamo compagno?
Io di persone che lo vogliono non ne ho incontrate mai nel corso della mia vita, tranne mio padre. Ho sempre visto intorno tanto egoismo e tanta avidità, soprattutto tra quelli che usano questa magica la parola . Non ho visto mai, nè sentito mai un briciolo di solidarietà, mai un briciolo di pensieroe come me credo tantissimi compagni. Ho avuta chiara da sempre il nulla di tutti i sentimenti che invece dovrebbero essere alla base della compagnanza, alla base di condivisione di idee e progetti, che tra l'altro, è inutile ricordare, mancano quasi del tutto. Esiste solo l'appartenenza a vari gruppi di potere, che si spartiscono tutto a prescindere da tutto.
Così facendo si è riusciti a distruggere tutto quel po' di buono che c'era.
Di chi è la colpa di tutte queste macerie?
Io penso e sono convinta che è di tutti: dei dirigenti dei vari partitini dei militanti alla ricerca affannosa di una affermazione solo per sé, dei cittadini che si rivolgono alla politica solo per ottenere qualcosa per sé, delegando chiunque facesse loro promesse, senza mai preoccuparsi di verificare e di controllare il loro operato.
Nessuno in questi anni si è preoccupato di ciò che non lo riguardava personalmente.
La malattia è stata ed è l’individualismo, l’incapacità a pensare al bene comune, l’incapacità di avvertire anche solo per un momento la bellezza della fratellanza, della condivisione, della partecipazione.
Non credo si possa costruire niente di buono se tutto si fa solo ed esclusivamente per sè stessi. Prova ne è ,che avendolo fatto per tanti anni, adesso possiamo solo prendere atto di avere lasciato solo macerie, di avere distrutto il futuro di un Paese.
Sarebbe bello prenderne atto e capire che bisogna cominciare a cambiare partendo da noi, finalmente, cominciando ad impegnarci per ricostruire ciò che è stato distrutto, a cominciare da un vero partito di sinistra, riaffermando i valori della sinistra, ma superando i vecchi schemi, elaborando con lungimiranza un pensiero nuovo, tenendo conto delle tante sfide difficilissime che abbiamo davanti, a partire dallo scenario mondiale per niente tranquillizzante, con cui dobbiamo fare i conti e, soprattutto, provando ad unirci, ad essere meno litigiosi , a non spaccare il capello in quattro, come siamo abituati a fare.
Dobbiamo capire che per l'Italia è necessario "un nuovo processo di ricostruzione, che riguarda soprattutto il senso dello Stato e la concezione della politica". Se non si lavora in questa direzione, sono d'accordo con il mio amico Claudio, siamo davvero fottuti!!!
Con alcuni ci si continua a chiamare compagni, ma di questa parola molti disconoscono il vero il significato (”condividere il pane”).
Chi oggi potrebbe dirci di volere "condividere il pane" con chi chiamiamo compagno?
Io di persone che lo vogliono non ne ho incontrate mai nel corso della mia vita, tranne mio padre. Ho sempre visto intorno tanto egoismo e tanta avidità, soprattutto tra quelli che usano questa magica la parola . Non ho visto mai, nè sentito mai un briciolo di solidarietà, mai un briciolo di pensieroe come me credo tantissimi compagni. Ho avuta chiara da sempre il nulla di tutti i sentimenti che invece dovrebbero essere alla base della compagnanza, alla base di condivisione di idee e progetti, che tra l'altro, è inutile ricordare, mancano quasi del tutto. Esiste solo l'appartenenza a vari gruppi di potere, che si spartiscono tutto a prescindere da tutto.
Così facendo si è riusciti a distruggere tutto quel po' di buono che c'era.
Di chi è la colpa di tutte queste macerie?
Io penso e sono convinta che è di tutti: dei dirigenti dei vari partitini dei militanti alla ricerca affannosa di una affermazione solo per sé, dei cittadini che si rivolgono alla politica solo per ottenere qualcosa per sé, delegando chiunque facesse loro promesse, senza mai preoccuparsi di verificare e di controllare il loro operato.
Nessuno in questi anni si è preoccupato di ciò che non lo riguardava personalmente.
La malattia è stata ed è l’individualismo, l’incapacità a pensare al bene comune, l’incapacità di avvertire anche solo per un momento la bellezza della fratellanza, della condivisione, della partecipazione.
Non credo si possa costruire niente di buono se tutto si fa solo ed esclusivamente per sè stessi. Prova ne è ,che avendolo fatto per tanti anni, adesso possiamo solo prendere atto di avere lasciato solo macerie, di avere distrutto il futuro di un Paese.
Sarebbe bello prenderne atto e capire che bisogna cominciare a cambiare partendo da noi, finalmente, cominciando ad impegnarci per ricostruire ciò che è stato distrutto, a cominciare da un vero partito di sinistra, riaffermando i valori della sinistra, ma superando i vecchi schemi, elaborando con lungimiranza un pensiero nuovo, tenendo conto delle tante sfide difficilissime che abbiamo davanti, a partire dallo scenario mondiale per niente tranquillizzante, con cui dobbiamo fare i conti e, soprattutto, provando ad unirci, ad essere meno litigiosi , a non spaccare il capello in quattro, come siamo abituati a fare.
Dobbiamo capire che per l'Italia è necessario "un nuovo processo di ricostruzione, che riguarda soprattutto il senso dello Stato e la concezione della politica". Se non si lavora in questa direzione, sono d'accordo con il mio amico Claudio, siamo davvero fottuti!!!
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