Dal discorso che Piero Calamandrei pronunciò nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria il 26 gennaio 1955
.... La costituzione, vedete, è l’affermazione
scritta in questi articoli, che
dal punto di vista letterario non sono belli,
ma è l’affermazione solenne della solidarietà
sociale, della solidarietà umana,della
sorte comune, che se va a fondo,
va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria libertà, la carta per
ciascuno di noi della
propria dignità di uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del
fascismo, il 2 giugno 1946, questo popolo
che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare
dopo un periodo di orrori il caos, la guerra civile, le lotte le guerre,
gli incendi. Ricordo
- io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui- queste file di gente
disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata
e lieta perché avevano la sensazione di avere ritrovato la propria
dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per
contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di
noi del proprio Paese, del nostro Paese,
della nostra Patria, della nostra terra, disporre di noi delle nostre sorti,
delle sorti del nostro Paese. Quindi, voi
giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra
gioventù, farla vivere, sentirla come
cosa vostra, metterci dentro il
senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie
della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in
più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora
vedete – io ho poco altro da dirvi- in questa costituzione, di cui sentirete
fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia,
tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre
glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci
si sentono delle voci lontane. Quando leggo nell’art. 2 “ l’adempimento dei
doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11 ,
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri
popoli”, la patria italiana in mezzo alle altre patrie,
dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le
confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è
Cavour; quando io leggo , nell’art.
5, “la Repubblica una ed indivisibile riconosce e promuove le autonomie
locali”, ma questo è Cattaneo ; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito
delle forze armate, “ l’ordinamento delle forze armate si uniforma allo spirito
democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e
quando leggo, l’art. 27, “ non è ammessa la pena di morte, ma questo, o studenti milanesi, è
Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto
sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni
articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi,
caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di
concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le
strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché
la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi,
quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un
testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in
pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle
montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei
campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la
libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra
Costituzione.”
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