L'UNITA' quel 24 settembre 2011, quando le donne italiane e siciliane in particolare abbia avuto la forza ed il coraggio di una battaglia giusta in difesa della Costituzione.
Peccato che quell'entusiasmo e determinazione sia andato disperso: oggi ce ne sarebbe un gra bisogno.
Donne dove siete? Perchè non provare a unirci per fermare l'inarrestabile deriva democratica? Dov'è finito l'entusiasmo e il coraggio della lotta giusta?
Ritrovarlo sarebbe importante per cercare di salvare la democrazia e la repubblica democratica: se non ora quando?
Da l'UNITA' del 24.9.2011
Il treno delle donne
per difendere la Carta
di Daniela Amenta
treno donne e carta
Sono arrivate a bordo dei treni, in memoria (forse) di quel viaggio epico a Reggio Calabria. Ma questa volta il percorso è stato al contrario. Dalla Sicilia, soprattutto, dov’è partita l’idea di una «rivoluzione gentile»: un treno in difesa della Costituzione. Così, le donne si sono rimesse in moto, per la terza volta in pochi mesi. E ieri sono arrivate a Roma per circondare il Parlamento. Una catena umana simbolica in difesa delle fondamenta della Repubblica e della democrazia. Non erano tantissime ma così determinate da sembrare molte di più, con quella forza sperimentata nelle piazze e nelle mille battaglie per conquistare i diritti e la consapevolezza.
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Eccole, si riconoscono da lontano: hanno fischietti, ombrellini, qualcuna un foulard tricolore. Determinate, arrabbiate, con la Costituzione in mano. Indignate dagli attacchi costanti alla Carta, da un capo del Governo che «se ne fa otto» per volta e prevede «il giro della patonza» per i suoi ospiti. La maggioranza cresciuta a «pane e a rose» nelle reti femminili. Alcune giovanissime informate attraverso il tam tam sul web, i post condivisi su Facebook. Dall’Udi a Se non ora quando, dai centri sociali allo Spi Cgil. Cento associazioni in totale, cento voci di libertà. Davanti a Palazzo Chigi, qualcuna ha provato a scavalcare le transenne per circondare la colonna di Marc’Aurelio. Un girotondo simbolico che è rimasto nelle intenzioni. Respinte dalle forze dell’ordine, hanno urlato forte. Mentre partivano gli slogan contro Papi, una delegazione di donne è stata ricevuta in Quirinale. E ha lasciato una lettera per il presidente della Repubblica. Se non a lui a chi?, si diceva in piazza.
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