IL DOCUMENTO
Riproponiamo la trascrizione della videointervista su
Costituzione, Parlamento e democrazia rilasciata da Oscar Luigi Scalfaro
a Stefano Rodotà in occasione del Festival del Diritto edizione 2011,
organizzato dalla Laterza a Piacenza dal 22 al 25 settembre 2011
RODOTÀ:
Presidente, io parto da un dato di fatto non discutibile e cioè, se
oggi c'è un vero testimone della storia della Repubblica sei tu. Non è
un omaggio formale. Componente dell'Assemblea Costituente, membro del
Governo, personalità importante del più grande partito italiano, la
Democrazia Cristiana, Presidente della Camera, Presidente della
Repubblica, difensore pubblico della Costituzione, così direi per la
fase che si ebbe in occasione del referendum del 2006. E' una storia
lunga, è una storia importante e forse vale la pena di cominciare
proprio dall'inizio. Oggi tu come ricordi l'Assemblea Costituente, come
l'hai vissuta?
SCALFARO: All'Assemblea Costituente arrivarono persone
dalle più diverse provenienze, compreso qualcuno che non aveva una
chiara visione della democrazia. Tu che hai avvicinato un'infinità di
persone hai notato che chi ha fatto parte dell'Assemblea Costituente ha
mantenuto nella carne viva il marchio della Costituzione?
RODOTÀ:
Adesso le parti si sono invertite, rispondo io a questa domanda. Io ho
incontrato varie persone, alcune mi hanno dato la sensazione che erano
rimasti costituenti, cioè per essi la Costituzione non era un'impresa
finita, era la loro storia e la storia della Repubblica. Ricordo solo
tre di queste persone (poi ne aggiungerò una quarta): Giuseppe Dossetti,
Giorgio La Pira e Lelio Basso. Loro avevano in sé la Costituzione e io
da loro ho imparato molto, così come ho imparato molto da Kiki Mattei,
una deputata del PC che - come mi raccontò Lelio Basso - nel momento in
cui si dovette votare sul concordato, dovette votare a favore per
disciplina di partito e piangeva. Cioè, ho trovato in molti il senso di
partecipare a una grandissima impresa
SCALFARO: Noi avevamo, vorrei
dire, quasi naturalmente per essere stati all'Assemblea Costituente il
senso del Parlamento, della democrazia parlamentare. Se il Parlamento è
vivo la democrazia è certa, se il Parlamento è povero o pezzente, come
oggi, allora c'è da dubitare molto che ci sia democrazia.
RODOTÀ:
Il raffronto tra i tempi della Costituente e oggi che è inevitabile.
Quando accennavi all'altezza intellettuale, io credo che quella della
Costituente sia stata anche una scuola per chi è stato.
SCALFARO: Io
ricordo che queste erano le direttive della Democrazia Cristiana, cioè
ascoltare tutti, in particolare quelli che sostengono tesi diverse dalle
nostre. Ma io devo confessare che ho sempre ascoltato tutti con
passione, con la voglia di capire. Sono nate per me delle amicizie in
questo desiderio di capire che supera le diversità e si ritrova questo
denominatore comune, democrazia uguale Parlamento vivo e vero.
RODOTÀ:
Questo è già un giudizio su come si faceva politica negli anni
successivi alla Costituente, nei lunghi anni della storia repubblicana,
una storia difficile, e allora il tuo sentimento, il tuo ricordo di
protagonista del maggiore partito italiano, qual è la tua opinione? Già
hai dato un giudizio molto netto, però la storia, il grande partito
della DC, in cui tu hai militato e sei stato esponente importante,
Ministro della Repubblica, allora?
SCALFARO: La Democrazia Cristiana
ebbe il culto del Parlamento. Il Parlamento come marchio di fabbrica di
una democrazia, indice di quanto la democrazia è entrata dentro il
paese, starei per dire di come la democrazia si è incarnata nelle
persone. Questo fu un marchio che fu rafforzato nell'Assemblea
Costituente in modo assolutamente eccezionale e trovò nella mia
esperienza una conferma nel 2006, quando io inaspettatamente, con mia
grande commozione, fui chiamato a presiedere a tutti i Comitati per la
difesa della costituzione, tanti che certi non riuscimmo neanche a
catalogarli. C'erano delle madri di famiglia che erano cape del loro
fabbricato e servendosi di questo avevano fatto un comitato a difesa
della Carta Costituzionale. Fu una cosa emozionantissima, nel 2006, cioè
noi che registravamo tutti i Comitati ne abbiamo avuto qualche
centinaio sfuggito al controllo, dove madri di famiglia, insegnanti
delle elementari, direttrici didattiche, persone che si sono buttate per
difendere questa Carta come cosa propria, come proprietà, come carne
propria, come vita propria, formidabile.
RODOTÀ: Hai usato
l'aggettivo giusto, formidabile, perché io credo che tu abbia avuto la
fortuna o il destino di essere presente nei passaggi più significativi:
l'Assemblea Costituente, il passaggio che io esito a definire dalla
Prima alla Seconda Repubblica, ma certamente la gestione
politico-istituzionale negli anni difficilissimi che cominciarono
proprio nel 1992, e poi questa, che tu hai descritto così bene, ripresa
dello spirito costituzionale nelle persone. Se posso usare una formula
che non mi pare retorica, in quel momento la Costituzione ha incontrato
il suo popolo, mentre un ceto politico se ne allontanava. Tu hai
capeggiato, per il referendum che ha conservato la Costituzione nel
2006, questa ripresa dello spirito repubblicano costituzionale.
SCALFARO:
E' stato per me intensamente commovente. Quel 2006, questo di vedere
nascere lo stesso spirito che io avevo vissuto all'Assemblea
Costituente, nato in persone che non erano al mondo allora, quindi
starei per dire una trasmissione di generazione in generazione, di vita
in vita, di carne in carne, perché c'è molto la partecipazione della
persona umana, capace di pensare e di ricondursi ai principi essenziali
per la vita della persona e per la vita delle comunità democratiche.
RODOTÀ:
Hai detto due cose che mi paiono molto importanti: primo l'accenno agli
insegnanti, alle direttrici didattiche, alla scuola, che dobbiamo avere
al centro. E poi la parola persona. Io devo confessare che, all'inizio,
io e altri della mia generazione consideravamo il termine "persona"
nella Costituzione con distanza, senza valutare in tutta la sua
importanza, come se che fosse solo l'esito di una sorta di negoziato e
la persona era un po' consegnata alla parte democristiana. Passando il
tempo abbiamo visto come la Costituzione italiana sia stata in questo
senso anticipatrice e lungimirante per questa centralità della persona.
SCALFARO:
Quando si dice c'è stato un grande mercato tra mondo cattolico e
comunisti, si snatura tutto perché c'è stato un dialogo, ma quanto
rispetto avevano i comunisti dei principi cristiani? Quanto rispetto
avevano i cristiani dello schieramento lontano dalla fede in quanto
tale, ma non lontano dai principi dei valori dell'uomo, dai principi dei
valori della comunità?
RODOTÀ: Voglio ricordare un altro nostro
colloquio, perché io ti chiesi qual era la tua opinione sul fatto che La
Pira, che aveva proposto con un emendamento che la Costituzione si
aprisse con la parole, In nome di Dio e del Popolo italiano si dà la
presente Costituzione, io ti chiesi il tuo giudizio e tu avesti una
frase lapidaria, "non si vota su Dio", e quindi tu sostenesti la
opportunità del ritiro dell'emendamento.
SCALFARO: Io fui contrario
dall'inizio, ma devo dire che da noi furono alquanto numerosi quelli che
dissero no, assolutamente no. Ma io dico, se tu credi che c'è un essere
al di sopra, lascialo tranquillo, rispettalo. Se tu non ci credi,
lascialo due volte tranquillo. Cioè è un controsenso terribile questo.
Infatti furono, con tutto il rispetto, persone di ali basse che
sostennero queste tesi che sanno non di volo d'aquila, ma di volo di
piccione nella Piazza del Duomo di Milano.
RODOTÀ: Però c'è un
altro momento alto, questa volta che ti riguarda direttamente, proprio
in questo rapporto tra la religione e la politica. Mi riferisco al tuo
discorso quando ci fu la visita di Stato di Giovanni Paolo II. Io lo
ritengo uno dei grandi discorsi sull'autonomia dello Stato e del
rispetto della religione in sé, due cose che delle volte sembra oggi che
non possano andare insieme.
SCALFARO: Dico una cosa che non è un
segreto: un vescovo, che c'è ancora oggi e che è un uomo di degna
statura, mi disse che il Segretario del Papa, dopo che io feci
quell'intervento, disse a questo vescovo di non aver capito perché il
Capo dello Stato avesse fatto quel discorso. E io dissi a quel vescovo:
"Eccellenza, lo lasci tranquillo e non glielo spieghi".
RODOTÀ:
In questo credo che sempre quello spirito costituente che tu hai
evocato, il rispetto dell'altro, il dialogo malgrado le distanze che
possano esserci, non sono forse più oggi la cifra e il segno della
nostra vita civile.
SCALFARO: Non c'è alcun dubbio oggi si sono perse
terribilmente, oggi guardare il Parlamento è una desolazione
gravissima. Oggi purtroppo si può sostenere che la democrazia è defunta e
defunta malamente.
RODOTÀ: Tu sei stato anche Ministro in un
Ministero chiave, il Ministero degli Interni. Con l'occhio questa volta
dell'uomo di governo, che cosa tu oggi ricorderesti, che valutazione
faresti di questa esperienza?
SCALFARO: Devo dire che a fare il
Ministro dell'Interno credendoci si impara anzitutto ad ascoltare gli
altri e a tener conto degli altri, anzitutto soprattutto per quelli che
sono più idonei a pensare che a parlare, e oggi c'è una scarsità enorme
di questa popolazione, specie in Parlamento.
RODOTÀ: Nello stesso
tempo però noi abbiamo quasi una situazione contraddittoria, cioè un
ritorno della Costituzione nello spirito popolare. L'espressione è
brutta ma si può dire che della gente comune si distingue sempre più da
chi ha abbandonato i valori costituzionali, con una deriva anche della
moralità pubblica e civile. Come contempli questa fase difficile per la
moralità civile?
SCALFARO: Io ho avuto, di fronte a questa realtà che
per me è deprimente, un aiuto enorme dai giovani e dai giovanissimi, i
quali hanno mostrato una fede nella Carta Costituzionale, prodotta
quando non erano neanche nati, che mi ha commosso intensamente. Non so
piangere di fuori, ma di dentro ho pianto davvero.
RODOTÀ: E sullo stato della moralità pubblica?
SCALFARO:
Oggi a questa impostazione segue una realtà desolante. Quando io leggo
le cronache dei giornali, sembra che ogni giorno nascano a centinaia i
nuovi profittatori, i nuovi ladri, le persone che nel momento in cui si
avvicinano a un incarico, a una responsabilità, pensano per prima cosa a
rubare, a tradire. Una cosa che fa spavento. La corruzione dilaga come
una peste bubbonica.
RODOTÀ: Non potresti essere più chiaro.
Voglio tornare però adesso su una tua grande decisione politica, che
all'epoca fu discussa, e se ne discute ancora. Mi riferisco a quello che
è stato chiamato, più o meno propriamente, il ribaltone, e che era
invece - questo io lo dissi, tu lo sai - un modo profondo di rispettare
la logica costituzionale.
SCALFARO: C'è un episodio che ho
raccontato diverse volte, ma per me è storia vissuta e pagata. Il
Presidente del Consiglio Berlusconi era venuto a consegnare la sua
delega, quindi dando la sensazione che si rendeva conto che aveva finito
il suo compito. Non ricordo se nella stessa seduta o poco dopo tornò e
mi disse: "Presidente, ti chiedo tre cose: lo scioglimento del
Parlamento, la crisi di governo e che questi passi li faccia io col mio
governo". (Il quale si era dimesso pochi minuti prima). Io rimasi
interdetto per un secondo, perché la persona mi aveva colpito la prima
volta che mi aveva parlato di una cosa come se fosse stata vera e vera
non era. Devo dire che per me negare la verità conosciuta vuol dire
chiudere totalmente la possibilità di dialogo. Quindi mentre lui diceva,
ti chiedo tre cose, mi fermai un momento e lui mi incalzò, ti ho
chiesto tre cose, cosa mi rispondi? "Ti rispondo tre no" - gli dissi -
"perché su questa Carta, che anche in questo momento mi è vicina, su
questa Carta ho giurato fedeltà, se io facessi questo farei un passo in
favore di una parte e contro un'altra, e andrei contro al mio
giuramento. Ti rispondo tre no". Non mi sarà perdonato.
RODOTÀ: Sappiamo da chi...
SCALFARO: Ma non mi perdonerei mai se avessi risposto diversamente. Ringrazio Dio di avermi illuminato.
RODOTÀ:
Chiudiamo con un saluto ai piacentini, e non solo, perché il festival
del diritto richiama - è il quarto anno - dai posti più diversi, persone
interessate e che oggi erano particolarmente in attesa di questa tua
parola.
SCALFARO: Ringrazio Dio di questo incontro con te, che stimo
tanto e amo profondamente. Sei un mio amico fino in fondo, ma poi in
questo caso sei quello che mi porti a Piacenza, dove sarei venuto con
gioia, ma la Provvidenza mi ha dato la voce per 92 anni e poi, vedendo
come l'ho usata, me l'ha tolta ai 93. Ma vorrei comunque che vi
giungesse la mia parola e il mio cuore, il cuore di chi crede nel
Parlamento, nella democrazia, nella onestà delle persone della cosa
pubblica, nella trasparenza di chi manipola e tocca i soldi dello Stato,
di chi è disposto a lottare per distinguere la marmaglia di coloro che
mettono le mani sulla cosa pubblica nel proprio interesse personale.
Sono da estinguere. Grazie di cuore.
(29 gennaio 2012)