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sabato 30 giugno 2012
giovedì 28 giugno 2012
lunedì 25 giugno 2012
giovedì 21 giugno 2012
Documento dell'Associazione Salviamo La Costituzione che il Treno delle Donne in difesa della Costituzione fa proprio condividen
Di
seguito il documento dell'Associazione Salviamo la Costituzione,
assolutamente condivisibile, che il Treno delle Donne per la
Costituzione intende fare proprio e si unisce alla stessa per
- invitare i gruppi parlamentari a non procedere all’approvazione del testo licenziato dalla I Commissione del Senato;
- esprime netta contrarietà a qualsiasi ipotesi di sistema presidenziale e semipresidenziale;
- ribadisce l’importanza centrale per il nostro ordinamento della procedura di revisione costituzionale nelle forme previste dall’articolo 138 Cost., di cui anzi auspica la messa in sicurezza, mediante l’elevazione a due terzi della maggioranza parlamentare richiesta per l’approvazione di modifiche costituzionali e a quattro quinti della maggioranza che preclude la facoltà di richiedere la sottoposizione del progetto di revisione a referendum confermativo, secondo quanto previsto nel ddl cost. n. 741 presentato in Senato dal Presidente Scalfaro e nel ddl cost. n. 868 presentato alla Camera dall’on. Bachelet;
- esprime, pertanto, netta contrarietà a qualsiasi forma di referendum costituzionale di indirizzo.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
L’Associazione “Salviamo la Costituzione” nella riunione del Consiglio direttivo del 19 giugno 2012, sentito il parere del Comitato Scientifico dell'associazione, ha approvato il seguente
DOCUMENTO
relativo alle proposte di modifica degli artt. 56, 57, 58, 70, 73, 74, 92, 94 e 126 nel testo unificato del d.d.l. cost. unificato nn. 24, 216, 894, 1086 ecc.,
Sulla procedura seguita per la riforma costituzionale:
Il testo derivante dal noto accordo tra gli onn. Alfano, Bersani e Casini consiste in una serie di d.d.l. costituzionali che, pur toccando aspetti centrali dell’impianto costituzionale, ha aperto un iter procedimentale che, in relazione all’importanza dei temi trattati, appare quanto meno frettoloso e lascia intravedere storture procedimentali al limite dell’ammissibilità. Il che è particolarmente grave nel caso di una procedura di revisione costituzionale nella quale si richiede dalla Costituzione un adeguato tempo di esame dei singoli progetti.
Può anzi aggiungersi che, in molti ordinamenti, si prevede persino lo scioglimento delle assemblee che approvano in prima deliberazione le modifiche costituzionali, oltre a una doppia approvazione, a intervalli di tempo fissi tra la prima e la seconda, con maggioranze qualificate e persino una successiva pronuncia popolare. In Italia, il procedimento di revisione della costituzione è disciplinato dall'art. 138 Cost. in connessione con la procedura prevista dagli artt. 71 e 72 Cost. per la legislazione ordinaria, ferma restando la maggiore solennità della procedura di revisione costituzionale.
Si ritiene pertanto che, rispetto all'introduzione di modifiche della forma di governo e del bicameralismo, rivestano carattere prioritario e condizionante sia la riforma della legge elettorale vigente - allo scopo di salvaguardare l’eguaglianza delle chances nella competizione politica ed il potere di scelta degli eletti da parte degli elettori - sia il completamento della disciplina legislativa dei partiti politici, attraverso la previsione di requisiti di democrazia nei processi decisionali interni.
Quanto alle proposte di revisione riguardanti i congegni della forma di governo, il Consiglio direttivo, pur apprezzando nel progetto in discussione il riferimento a congegni di razionalizzazione e di stabilizzazione del modello parlamentare contemplati dalla Legge fondamentale della Repubblica federale di Germania, tuttavia rileva che tali congegni presuppongono un sistema elettorale e una regolamentazione dei partiti politici coerenti con il modello parlamentare sopra indicato.
Sulla disomogeneità delle materie sottoposte a revisione costituzionale:
All’indomani della bocciatura popolare della legge di riforma costituzionale d’iniziativa del governo Berlusconi uno dei rilievi più diffusi fu che da tale bocciatura veniva confermato, da un lato, l’impianto della Costituzione del 1947 e, dall’altro, l’indirizzo interpretativo secondo il quale le leggi di revisione costituzionale disciplinate dall’art. 138 Cost. debbano avere contenuto omogeneo, non solo perché la pluralità delle modifiche rende più difficile l’approvazione del testo unitario, ma anche e soprattutto perché, se è vero che la libertà di scelta dell’elettore non può essere coercita da un referendum che abroghi una pluralità di disposizioni disomogenee, come più volte statuito dalla Corte costituzionale, a fortiori la libertà di scelta dell’elettore non può essere coercita quando gli si chiede di approvare una legge di revisione costituzionale che modifichi materie disparate.
Di qui la conseguenza che la via maestra dovrebbe piuttosto essere la predisposizione di tanti progetti di legge costituzionali quante sono le materie incise dalla riforma. E ciò anche perché è immediatamente percepibile, nel d.d.l. cost. in esame, la già rilevata frettolosità con la quale sono state approfondite talune tematiche, una per tutte quella del bicameralismo.
Sulla conferma della circoscrizione estero:
Molte perplessità suscita nel Consiglio direttivo l’intento di non sopprimere la c.d. “Circoscrizione Estero”, la cui breve esperienza ha già avuto occasione di dimostrare i propri deleteri effetti sul complessivo sistema rappresentativo.
Sui disegni di legge d’iniziativa governativa:
La facoltà del Governo di chiedere per un proprio disegno di legge l’iscrizione, con priorità all’ordine del giorno, il voto bloccato entro un termine determinato e, decorso tale termine, l’approvazione articolo per articolo, senza emendamenti, priva il Parlamento di qualsiasi potere d’influenza sulla formazione delle leggi.
La disposizione proposta è peggiorativa persino in confronto al regime restrittivo cui è soggetta, giusta la sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012, la procedura di conversione del decreto legge. Questa, allo scadere dei sessanta giorni, può sfociare o in rifiuto (esplicito o implicito) di conversione, oppure in una legge che contenga emendamenti “non eccentrici” rispetto alla disciplina contenuta nel decreto legge, mentre a qualsiasi disegno di legge indicato come prioritario dal Governo il Parlamento potrebbe opporre, secondo la proposta di revisione costituzionale in esame, soltanto un rifiuto, senza poter modificare nulla.
Non può dunque spettare altro che al Parlamento il potere di valutare le priorità indicate dal Governo, e, pur accogliendole, di conformare la disciplina che ne dovrà scaturire. Il potere di emendamento è, da questo punto di vista, fondamentale espressione di una democrazia parlamentare e quindi non può essere sospeso o derogato in funzione delle esigenze di sollecita attuazione del programma di governo.
Sul procedimento legislativo e sulle distinte funzioni delle due Camere:
Sul tema del procedimento legislativo, l’attribuzione al Senato dei disegni di legge «riguardanti prevalentemente le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117» vorrebbe “specializzare” il Senato su tutte le questioni di spettanza regionale in ordine alle quali lo Stato debba intervenire con legge di principio (competenza concorrente). Vista l’impraticabilità politica dell’ipotesi di trasformare il Senato in Camera di rappresentanza delle autonomie, si cerca insomma una sorta di surrogato, che però, a parte la palese incongruenza fra struttura dell’organo - con particolare riferimento alla confermata elezione popolare diretta dei suoi membri - e funzioni che gli si vorrebbero attribuire, presuppone che la definizione delle materie oggetto di competenza concorrente sia univoca, priva di problemi interpretativi e di possibili intrecci con le materie oggetto di competenza esclusiva di cui all’art. 117, secondo comma, su cui legifererebbe la Camera salvo richiamo del Senato. Va tuttavia obiettato che la giurisprudenza costituzionale è da circa un decennio costretta a dipanare i frequentissimi intrecci fra i due elenchi materiali dell’art. 117 Cost. ai fini della definizione delle controversie costituzionali Stato-Regioni.
Parimenti criticabile è l’ulteriore previsione che l’assegnazione ad una delle due Camere, d’intesa tra i loro presidenti, dei disegni di legge avvenga “con decisione insindacabile”. Il che equivale a stabilire che la Corte costituzionale non potrebbe sindacare la decisione adottata al riguardo dai presidenti delle Camere.
Ciò rischia di porre un ancor più grave problema. Infatti, dal momento che, nella definizione dei giudizi di legittimità in via principale, la Corte costituzionale muove dall’individuazione della materia in contestazione, la Corte medesima si troverebbe ad una individuazione non operata né dalla Costituzione né dalla propria giurisprudenza. Se invece la Corte rifiutasse una siffatta lettura della norma, la Corte finirebbe per non dare alcun peso all’intesa fra i due Presidenti nonostante la sua proclamata “insindacabilità”.
Infine una revisione costituzionale che prevedesse una simile “specializzazione funzionale” del Senato darebbe l’impressione di aver voluto risolvere una volta per tutte il problema dell’identità della seconda Camera con un accorgimento in ogni senso modesto. E soprattutto una siffatta revisione perpetuerebbe un tipo di riparto di potestà legislativa, come quello concorrente, su cui le stesse forze politiche che si accingono a votare la riforma in esame avevano maturato ben più ponderati progetti di riforma.
Sulla riduzione del ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica:
Desta molte perplessità il forte affievolimento del ruolo del Capo dello Stato nelle fasi di crisi. Il Consiglio direttivo ritiene invece fondamentale il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica quale strumento di salvaguardia degli equilibri istituzionali nelle fasi di grave crisi politica del sistema parlamentare di governo.
A maggior ragione il Consiglio direttivo manifesta contrarietà agli emendamenti Alfano ed altri che, nell’introdurre l’elezione a suffragio universale del Capo dello Stato e nel sottrarre a controfirma i più importanti atti presidenziali, determinano una radicale alterazione del modello parlamentare delineato dalla Costituzione del 1947 all’interno del quale si colloca la posizione del Presidente della Repubblica.
Per tali motivi il Consiglio direttivo dell’Associazione Salviamo la Costituzione:
- esprime la sua ferma contrarietà alle proposte di modifica costituzionale sopra elencate;
- invita i gruppi parlamentari a non procedere all’approvazione del testo licenziato dalla I Commissione del Senato;
- esprime netta contrarietà a qualsiasi ipotesi di sistema presidenziale e semipresidenziale;
- ribadisce l’importanza centrale per il nostro ordinamento della procedura di revisione costituzionale nelle forme previste dall’articolo 138 Cost., di cui anzi auspica la messa in sicurezza, mediante l’elevazione a due terzi della maggioranza parlamentare richiesta per l’approvazione di modifiche costituzionali e a quattro quinti della maggioranza che preclude la facoltà di richiedere la sottoposizione del progetto di revisione a referendum confermativo, secondo quanto previsto nel ddl cost. n. 741 presentato in Senato dal Presidente Scalfaro e nel ddl cost. n. 868 presentato alla Camera dall’on. Bachelet;
- esprime, pertanto, netta contrarietà a qualsiasi forma di referendum costituzionale di indirizzo.
Roma, 19 giugno 2012
- invitare i gruppi parlamentari a non procedere all’approvazione del testo licenziato dalla I Commissione del Senato;
- esprime netta contrarietà a qualsiasi ipotesi di sistema presidenziale e semipresidenziale;
- ribadisce l’importanza centrale per il nostro ordinamento della procedura di revisione costituzionale nelle forme previste dall’articolo 138 Cost., di cui anzi auspica la messa in sicurezza, mediante l’elevazione a due terzi della maggioranza parlamentare richiesta per l’approvazione di modifiche costituzionali e a quattro quinti della maggioranza che preclude la facoltà di richiedere la sottoposizione del progetto di revisione a referendum confermativo, secondo quanto previsto nel ddl cost. n. 741 presentato in Senato dal Presidente Scalfaro e nel ddl cost. n. 868 presentato alla Camera dall’on. Bachelet;
- esprime, pertanto, netta contrarietà a qualsiasi forma di referendum costituzionale di indirizzo.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
L’Associazione “Salviamo la Costituzione” nella riunione del Consiglio direttivo del 19 giugno 2012, sentito il parere del Comitato Scientifico dell'associazione, ha approvato il seguente
DOCUMENTO
relativo alle proposte di modifica degli artt. 56, 57, 58, 70, 73, 74, 92, 94 e 126 nel testo unificato del d.d.l. cost. unificato nn. 24, 216, 894, 1086 ecc.,
Sulla procedura seguita per la riforma costituzionale:
Il testo derivante dal noto accordo tra gli onn. Alfano, Bersani e Casini consiste in una serie di d.d.l. costituzionali che, pur toccando aspetti centrali dell’impianto costituzionale, ha aperto un iter procedimentale che, in relazione all’importanza dei temi trattati, appare quanto meno frettoloso e lascia intravedere storture procedimentali al limite dell’ammissibilità. Il che è particolarmente grave nel caso di una procedura di revisione costituzionale nella quale si richiede dalla Costituzione un adeguato tempo di esame dei singoli progetti.
Può anzi aggiungersi che, in molti ordinamenti, si prevede persino lo scioglimento delle assemblee che approvano in prima deliberazione le modifiche costituzionali, oltre a una doppia approvazione, a intervalli di tempo fissi tra la prima e la seconda, con maggioranze qualificate e persino una successiva pronuncia popolare. In Italia, il procedimento di revisione della costituzione è disciplinato dall'art. 138 Cost. in connessione con la procedura prevista dagli artt. 71 e 72 Cost. per la legislazione ordinaria, ferma restando la maggiore solennità della procedura di revisione costituzionale.
Si ritiene pertanto che, rispetto all'introduzione di modifiche della forma di governo e del bicameralismo, rivestano carattere prioritario e condizionante sia la riforma della legge elettorale vigente - allo scopo di salvaguardare l’eguaglianza delle chances nella competizione politica ed il potere di scelta degli eletti da parte degli elettori - sia il completamento della disciplina legislativa dei partiti politici, attraverso la previsione di requisiti di democrazia nei processi decisionali interni.
Quanto alle proposte di revisione riguardanti i congegni della forma di governo, il Consiglio direttivo, pur apprezzando nel progetto in discussione il riferimento a congegni di razionalizzazione e di stabilizzazione del modello parlamentare contemplati dalla Legge fondamentale della Repubblica federale di Germania, tuttavia rileva che tali congegni presuppongono un sistema elettorale e una regolamentazione dei partiti politici coerenti con il modello parlamentare sopra indicato.
Sulla disomogeneità delle materie sottoposte a revisione costituzionale:
All’indomani della bocciatura popolare della legge di riforma costituzionale d’iniziativa del governo Berlusconi uno dei rilievi più diffusi fu che da tale bocciatura veniva confermato, da un lato, l’impianto della Costituzione del 1947 e, dall’altro, l’indirizzo interpretativo secondo il quale le leggi di revisione costituzionale disciplinate dall’art. 138 Cost. debbano avere contenuto omogeneo, non solo perché la pluralità delle modifiche rende più difficile l’approvazione del testo unitario, ma anche e soprattutto perché, se è vero che la libertà di scelta dell’elettore non può essere coercita da un referendum che abroghi una pluralità di disposizioni disomogenee, come più volte statuito dalla Corte costituzionale, a fortiori la libertà di scelta dell’elettore non può essere coercita quando gli si chiede di approvare una legge di revisione costituzionale che modifichi materie disparate.
Di qui la conseguenza che la via maestra dovrebbe piuttosto essere la predisposizione di tanti progetti di legge costituzionali quante sono le materie incise dalla riforma. E ciò anche perché è immediatamente percepibile, nel d.d.l. cost. in esame, la già rilevata frettolosità con la quale sono state approfondite talune tematiche, una per tutte quella del bicameralismo.
Sulla conferma della circoscrizione estero:
Molte perplessità suscita nel Consiglio direttivo l’intento di non sopprimere la c.d. “Circoscrizione Estero”, la cui breve esperienza ha già avuto occasione di dimostrare i propri deleteri effetti sul complessivo sistema rappresentativo.
Sui disegni di legge d’iniziativa governativa:
La facoltà del Governo di chiedere per un proprio disegno di legge l’iscrizione, con priorità all’ordine del giorno, il voto bloccato entro un termine determinato e, decorso tale termine, l’approvazione articolo per articolo, senza emendamenti, priva il Parlamento di qualsiasi potere d’influenza sulla formazione delle leggi.
La disposizione proposta è peggiorativa persino in confronto al regime restrittivo cui è soggetta, giusta la sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012, la procedura di conversione del decreto legge. Questa, allo scadere dei sessanta giorni, può sfociare o in rifiuto (esplicito o implicito) di conversione, oppure in una legge che contenga emendamenti “non eccentrici” rispetto alla disciplina contenuta nel decreto legge, mentre a qualsiasi disegno di legge indicato come prioritario dal Governo il Parlamento potrebbe opporre, secondo la proposta di revisione costituzionale in esame, soltanto un rifiuto, senza poter modificare nulla.
Non può dunque spettare altro che al Parlamento il potere di valutare le priorità indicate dal Governo, e, pur accogliendole, di conformare la disciplina che ne dovrà scaturire. Il potere di emendamento è, da questo punto di vista, fondamentale espressione di una democrazia parlamentare e quindi non può essere sospeso o derogato in funzione delle esigenze di sollecita attuazione del programma di governo.
Sul procedimento legislativo e sulle distinte funzioni delle due Camere:
Sul tema del procedimento legislativo, l’attribuzione al Senato dei disegni di legge «riguardanti prevalentemente le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117» vorrebbe “specializzare” il Senato su tutte le questioni di spettanza regionale in ordine alle quali lo Stato debba intervenire con legge di principio (competenza concorrente). Vista l’impraticabilità politica dell’ipotesi di trasformare il Senato in Camera di rappresentanza delle autonomie, si cerca insomma una sorta di surrogato, che però, a parte la palese incongruenza fra struttura dell’organo - con particolare riferimento alla confermata elezione popolare diretta dei suoi membri - e funzioni che gli si vorrebbero attribuire, presuppone che la definizione delle materie oggetto di competenza concorrente sia univoca, priva di problemi interpretativi e di possibili intrecci con le materie oggetto di competenza esclusiva di cui all’art. 117, secondo comma, su cui legifererebbe la Camera salvo richiamo del Senato. Va tuttavia obiettato che la giurisprudenza costituzionale è da circa un decennio costretta a dipanare i frequentissimi intrecci fra i due elenchi materiali dell’art. 117 Cost. ai fini della definizione delle controversie costituzionali Stato-Regioni.
Parimenti criticabile è l’ulteriore previsione che l’assegnazione ad una delle due Camere, d’intesa tra i loro presidenti, dei disegni di legge avvenga “con decisione insindacabile”. Il che equivale a stabilire che la Corte costituzionale non potrebbe sindacare la decisione adottata al riguardo dai presidenti delle Camere.
Ciò rischia di porre un ancor più grave problema. Infatti, dal momento che, nella definizione dei giudizi di legittimità in via principale, la Corte costituzionale muove dall’individuazione della materia in contestazione, la Corte medesima si troverebbe ad una individuazione non operata né dalla Costituzione né dalla propria giurisprudenza. Se invece la Corte rifiutasse una siffatta lettura della norma, la Corte finirebbe per non dare alcun peso all’intesa fra i due Presidenti nonostante la sua proclamata “insindacabilità”.
Infine una revisione costituzionale che prevedesse una simile “specializzazione funzionale” del Senato darebbe l’impressione di aver voluto risolvere una volta per tutte il problema dell’identità della seconda Camera con un accorgimento in ogni senso modesto. E soprattutto una siffatta revisione perpetuerebbe un tipo di riparto di potestà legislativa, come quello concorrente, su cui le stesse forze politiche che si accingono a votare la riforma in esame avevano maturato ben più ponderati progetti di riforma.
Sulla riduzione del ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica:
Desta molte perplessità il forte affievolimento del ruolo del Capo dello Stato nelle fasi di crisi. Il Consiglio direttivo ritiene invece fondamentale il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica quale strumento di salvaguardia degli equilibri istituzionali nelle fasi di grave crisi politica del sistema parlamentare di governo.
A maggior ragione il Consiglio direttivo manifesta contrarietà agli emendamenti Alfano ed altri che, nell’introdurre l’elezione a suffragio universale del Capo dello Stato e nel sottrarre a controfirma i più importanti atti presidenziali, determinano una radicale alterazione del modello parlamentare delineato dalla Costituzione del 1947 all’interno del quale si colloca la posizione del Presidente della Repubblica.
Per tali motivi il Consiglio direttivo dell’Associazione Salviamo la Costituzione:
- esprime la sua ferma contrarietà alle proposte di modifica costituzionale sopra elencate;
- invita i gruppi parlamentari a non procedere all’approvazione del testo licenziato dalla I Commissione del Senato;
- esprime netta contrarietà a qualsiasi ipotesi di sistema presidenziale e semipresidenziale;
- ribadisce l’importanza centrale per il nostro ordinamento della procedura di revisione costituzionale nelle forme previste dall’articolo 138 Cost., di cui anzi auspica la messa in sicurezza, mediante l’elevazione a due terzi della maggioranza parlamentare richiesta per l’approvazione di modifiche costituzionali e a quattro quinti della maggioranza che preclude la facoltà di richiedere la sottoposizione del progetto di revisione a referendum confermativo, secondo quanto previsto nel ddl cost. n. 741 presentato in Senato dal Presidente Scalfaro e nel ddl cost. n. 868 presentato alla Camera dall’on. Bachelet;
- esprime, pertanto, netta contrarietà a qualsiasi forma di referendum costituzionale di indirizzo.
Roma, 19 giugno 2012
venerdì 15 giugno 2012
LA GRECIA DEVE RIMANERE IN EUROPA
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- Firma questa petizione : http://www.insiemeper.org/index.php?option=com_content&view=article&id=248
- LA GRECIA DEVE RIMANERE IN EUROPA
LETTERA APERTA / PETIZIONE
ALLE ISTITUZIONI DELL’EUROPA UNITA
AI GOVERNI EUROPEI
AI CITTADINI EUROPEI
La Grecia deve rimanere in Europa – L’Europa deve salvare la Grecia
Oggi in Grecia, domani dove ?
Un Paese umiliato, come lo è la Grecia, costretto a delle reiterate manovre economiche,
che hanno distrutto la società e fortemente depresso l'economia, riducendolo ad una
condizione di insolvibilità, andrà nel mese di giugno a nuove elezioni,le seconde in
due mesi.
Quali forze prevarranno in quel Paese ridotto alla disperazione ?
E quale decisione prenderà l'Europa subito dopo sulla questione dei prestiti ?
Si dice e si scrive che se la Grecia uscirà dall'Euro, in Europa scatterà un piano B.
Ma quale piano B vi potrà essere in un'Europa pervasa dalla paura ? L'unico piano sarà l'eutanasia dell'Unione e la distruzione di altri Paesi europei,
tra cui l'Italia,
che si troveranno via via nelle condizioni della Grecia, per un effetto contagio
incontenibile. Solo la solidarietà tra i Paesi europei, nel quadro del rilancio di
un grande disegno politico di unificazione, come gli Stati Uniti d'Europa, è in grado di evitare il disastro, che giustamente è stato paragonato
agli effetti di una devastante guerra condotta con mezzi non militari.
La proposta immediata di considerare gli investimenti destinati allo sviluppo fuori
dai parametri di Maastricht, del rifinanziamento della BEI, dell'emissione degli
Eurobond,la decisione di dismettere la miope politica iper rigorista, imposta dai conservatori e dai liberali tedeschi, possono aprire la strada alla
realizzazione di quel disegno ed evitare il disastro, ma i tempi sono importanti e
di tempo ce n'è pochissimo.
Purtroppo i cosiddetti mercati, che sono i maggiori responsabili della devastante
crisi mondiale nella quale siamo precipitati, insieme alla debolezza strutturale
della politica, lucrano sulle disgrazie nostre.
Ma noi abbiamo la responsabilità di lasciarglielo fare, mantenendo in piedi
un'Europa senza una testa politica, e togliendo quindi ai popoli europei gli
strumenti di difesa.
E in questo vuoto si inserisce la furia rigorista del governo tedesco, che non
tiene in nessun conto le lezioni della Storia recente, che riguardano in primo
luogo la Germania.
La civiltà europea, come la conosciamo oggi, le cui tradizioni e valori spirituali
hanno dato grande significato alla vita occidentale qui e nella comunità Atlantica,
ha le sue radici primigenie in Grecia. Questo paese merita il nostro aiuto.
Facciamo appello al Parlamento Europeo e a tutte le forze che in Europa avvertono
i pericoli mortali di una siffatta politica e credono nella possibilità di uno
sviluppo solidale e armonico dell'Europa, che la porti ad essere un faro di
democrazia e civiltà per tutto il mondo, perché nella situazione attuale,
non a disastro compiuto, facciano sentire con ogni mezzo e senza ritardi la loro voce.
O ci salviamo insieme, o insieme, uno ad uno, cadremo. Tertium non datur PRIMI PROPONENTI E SOTTOSCRITTORI DELLA PETIZIONE:
- ACQUISTAPACE Silvia, Roma IT
- ALAYMO Filippo, Roma IT
- ALTIERI Vito, Roma IT
- ANGELINI Claudia, Udine IT
- ANGELINI Roberto, Udine IT
- BARDINET Marie Alexandrine, Parigi FR
- BARDINET Marie Amélie, Parigi FR
- BARDINET Thierry, Parigi FR
- BERARDELLI Alessandra, Roma IT
- BIGNAMI Francesco, Roma IT
- BISPURI Ennio, Roma IT
- BOLOGNESE Sylvia, Roma IT
- BROSO Maria Laura, Parigi FR
- BRUNELLI Caterina, Roma IT
- BUCCI Raffaela, Roma IT
- BUSCEMI Gaetano, Firenze IT
- CALISSE Stefania, Roma IT
- CARLINI Gaspare, Roma IT
- CARTA Carmela, Roma IT
- CASCIALLI Gianluca, Roma IT
- CIANCIO Letizia, Roma IT
- COLACE Marco, Roma IT
- COLACE Mariagiulia, Roma IT
- COLACE Maurizio, Roma IT
- COLUCCI Mario, Roma IT
- Comitato Piero Gobetti, Napoli IT
- CONSALVI Stefano, Roma IT
- CORBO Gennaro, Roma IT
- DANIELE Mariapia, Napoli IT
- DE FILIPPIS Elena, Roma IT
- DE SEPTIS Concetta, Roma IT
- DEITINGER Patrizia, Roma IT
- DELFINO Francesco, Roma IT
- DI BATTISTA Paolo, Roma IT
- DI CASTRO Elisabetta, Roma IT
- DI GIACOMO Mauro, Roma IT
- DI GIOVENALE Laura, Pomezia IT
- FARALLO Claudia, Roma IT
- FILOMENO Alba, Bari IT
- FLAMMIA Ezio, Roma IT
- FLEBUS Patrizia, Udine IT
- FOLGORI Roberto, Roma IT
- FOURAKI Sofia, Creta GR
- FRANZIONI Aldo, Bologna
- GABUTTI Irene, Roma IT
- GABUTTI Isabella, Roma IT
- GABUTTI Lorenzo, Roma IT
- GALLELLI Guido, Roma IT
- GALLO Maria Francesca, Roma IT
- GALLOTTA Valter, Roma IT
- GAWRONSKI Piergiorgio, Roma IT
- GENNAI Benedetta, Roma IT
- GENNAI Gianluca, Roma IT
- GENNAI Pierfranco, Roma IT
- GUERRIERI Ettore, Roma IT
- GUERRISI Maria, Roma IT
- HAMOUD Fouad, Firenze IT
- HAMOUD Nadine, Firenze IT
- ISIDORI Fernanda, Roma IT
- LANZALACO Patrizia, Roma IT
- LANZETTA Letizia, Roma IT
- LAZZARINI Valeria, Roma IT
- LIGNOLA Filippo, Roma IT
- LUNATI Gabriele, Firenze IT
- MACCAGNI Lucia, Bologna IT
- MACCIO' Anna Maria, Roma IT
- MANCUSO Salvatore, Palermo IT
- MARCONI Monia, Ancona IT
- MARNETTO Massimo, Roma IT
- MARTUSCELLI Rosanna, Roma IT
- MASULLO Adelaide, Roma IT
- MASULLO Elisabetta, Roma IT
- MASULLO Rosaria, Roma IT
- MATTEINI Carla, Roma IT
- MAZZUCA Luigi, Roma IT
- MEUCCI Luigi, Roma IT
- MONGE Mario, Roma IT
- MOSCHINI Laura, Roma IT
- NOBILE Giancarlo, Napoli IT
- NUCCI Francesco, Roma IT
- ORANO Roberto Ivan, Roma IT
- PALLOTTINI Francesca, Roma IT
- PANI Roberto, Roma IT
- PATRIZI Giovanni, Roma IT
- PELLEGRIN Rosanna, Roma IT
- PERESANI Paolo, Ancona
- PEZZELLA Mario, Roma IT
- PEZZOTTAGRASSI Angelica, Roma IT
- PITTIN Elena Anna, Roma IT
- PROCESI Barbara, Roma IT
- PROCESI Francesca, Roma IT
- PROCESI Sergio, Roma IT
- PROSPERI Tommaso, Roma IT
- PULICAT Francesca, Roma IT
- QUATTROCCHI Fedora, Roma IT
- RIZZO Adele, Roma IT
- SAMBUCCO Micaela, Firenze IT
- SAMBUCCO Stefania, Firenze IT
- SCALVENZI Lanfranco, Brescia IT
- SORTI Pierluigi, Roma IT
- STEFANELLI Simone, Roma IT
- TACCETTI Quintilio, Roma IT
- TAVIAN Alessia, Vittorio V. IT
- TONALI Maurizio, Roma IT
- TONNI Elisabetta, Roma IT
- TOSCANO Nella, Palermo IT
- VACCHER Daniela, Roma IT
- VAIANI LISI Mario, Roma IT
- VANO Rosanna, Roma IT
mercoledì 13 giugno 2012
Le sciagurate riforme Costituzionali presentate in Parlamento
Ecco il testo delle riforme Costituzionali, che questo Parlamento
screditato sta cercando di approvare in tutta fratta, dando poteri
enormi al Premier a discapito dello stesso Parlamento: opponiamoci a
questo scempio con fermezza!
http://www.senato.it/documenti/repository/notizie/2012/riforma_parlamento_forma_governo_testo_a_fronte.pdf
http://www.senato.it/documenti/repository/notizie/2012/riforma_parlamento_forma_governo_testo_a_fronte.pdf
mercoledì 6 giugno 2012
domenica 3 giugno 2012
La sinistra che non c’è più!
Adesso che Anna Finocchiaro è venuta allo scoperto complimentandosi con il ministro Fornero per avere vinto la sua battaglia contro l’art. 18, possiamo tranquillamente affermare che la sinistra in cui molti si sono aggrappati, o meglio quella che noi per lungo tempo abbiamo pensato lo fosse contro ogni evidenza, semplicemente non esiste!
Non so quanti elettori del PD ne sono consapevoli, perché la mancanza di questo senso non può che aggiungere guai a guai.
Eppure non ci voleva molto a capirlo, ma molti si sono ostinati a continuare a vedere ciò che non c’è più da tantissimo tempo: Il PD oltre a non essere di sinistra non è riuscito ad essere nemmeno un partito. Infatti, dopo tantissimi anni dalla sua nascita ancora non ha un profilo chiaro e riconoscibile.
Per poterlo conoscere bisogna quindi rifarsi alle posizioni che va assumendo di volta in volta e che, inevitabilmente, ci dicono che non è sinistra e non lo è perché non difende i valori della sinistra, ma gli interessi delle banche, della casta e dei ricchi.
Con la scusa che si deve salvare l’Italia stanno appoggiando tutte le peggiori nefandezze di questo governo tecnico a cominciare dalla riforma delle pensioni e finire con l’art. 18, buttando così a mare le conquiste che sono costate ani di lotte e sofferenze ed adesso si appresta a dare una mano, anzi ha progettato per mano di Violante di cambiare in modo devastante la Costituzione e, quel che è più grave, all’insaputa degli Italiani, cancellando con un semplice colpo di spugna il risultato del referendum celebrato appena 6 anni fa.
Io penso che l’aspetto più disperante del popolo Italiano è la superficialità dell’approccio alle proposte politiche che prescinde dai contenuti, da un progetto o dalle persone. Si corre appresso ad sigla più in voga e poi ci si tuffa dentro senza porsi domande. Se così non fosse PD, PDl e via via tutti gli altri partiti e partitini non dovrebbero esistere più da un pezzo. Invece sono ancora lì con i loro leader, a volte plurindagati, ma applauditissimi.
Credo che al punto in cui siamo dovremmo cominciare a porci delle domande su ciò che siamo noi e cosa vogliamo essere da grandi, qual è il futuro che vogliamo per noi e per le generazioni future e darci dalle risposte, perché dipenderà dal tipo di risposte l’inizio di un cambiamento vero.
Temo però che ancora non è arrivato il momento nonostante tutto e questo è davvero un bel guaio!
Eppure non ci voleva molto a capirlo, ma molti si sono ostinati a continuare a vedere ciò che non c’è più da tantissimo tempo: Il PD oltre a non essere di sinistra non è riuscito ad essere nemmeno un partito. Infatti, dopo tantissimi anni dalla sua nascita ancora non ha un profilo chiaro e riconoscibile.
Per poterlo conoscere bisogna quindi rifarsi alle posizioni che va assumendo di volta in volta e che, inevitabilmente, ci dicono che non è sinistra e non lo è perché non difende i valori della sinistra, ma gli interessi delle banche, della casta e dei ricchi.
Con la scusa che si deve salvare l’Italia stanno appoggiando tutte le peggiori nefandezze di questo governo tecnico a cominciare dalla riforma delle pensioni e finire con l’art. 18, buttando così a mare le conquiste che sono costate ani di lotte e sofferenze ed adesso si appresta a dare una mano, anzi ha progettato per mano di Violante di cambiare in modo devastante la Costituzione e, quel che è più grave, all’insaputa degli Italiani, cancellando con un semplice colpo di spugna il risultato del referendum celebrato appena 6 anni fa.
Io penso che l’aspetto più disperante del popolo Italiano è la superficialità dell’approccio alle proposte politiche che prescinde dai contenuti, da un progetto o dalle persone. Si corre appresso ad sigla più in voga e poi ci si tuffa dentro senza porsi domande. Se così non fosse PD, PDl e via via tutti gli altri partiti e partitini non dovrebbero esistere più da un pezzo. Invece sono ancora lì con i loro leader, a volte plurindagati, ma applauditissimi.
Credo che al punto in cui siamo dovremmo cominciare a porci delle domande su ciò che siamo noi e cosa vogliamo essere da grandi, qual è il futuro che vogliamo per noi e per le generazioni future e darci dalle risposte, perché dipenderà dal tipo di risposte l’inizio di un cambiamento vero.
Temo però che ancora non è arrivato il momento nonostante tutto e questo è davvero un bel guaio!
sabato 2 giugno 2012
Iban, buffet e Pci: sobriamente Quirinale – Il Fatto Quotidiano
Questo crepuscolo degli dei, questo taglio di tramonto della Repubblica, non finisce sotto il segno dei tecnici. Ma in quel che resta di Botteghe Oscure.
Iban, buffet e Pci: sobriamente Quirinale – Il Fatto Quotidiano
Iban, buffet e Pci: sobriamente Quirinale – Il Fatto Quotidiano
venerdì 1 giugno 2012
Grazie Uomo!
Certo che le donne sono un’altra razza.
Con la bandana o gli sguardi catarifrangenti da Barbie,
con le grandi pance davanti o con l’uomo sbagliato addosso, innamorate
di un gatto o tradite dall’ombra della felicità, abbandonate all’angolo
di una piazza
o tagliate da un improvviso dolore,
si fermano un istante per piangere,
poi sollevano il capo e riprendono la strada.
Sono maestre di dignità le donne..
Non bisogna lasciarsi distrarre dall’ondeggiare dei fianchi
se vogliamo capire qualcosa di loro..
Dobbiamo soltanto guardarle negli occhi..
perché i loro occhi dicono quello che le bocche sanno tacere.
Sì, le donne sono un’altra razza..
Spesso ci camminano a fianco così leggere
che neanche ce ne accorgiamo..
Quasi sempre, però, ci precedono
e basterebbe solo seguirle per capirne di più.
Seguirle con poco orgoglio e molto rispetto..
Per essere più uomini..
Un po’ più uomini, almeno..
•Antonello De Sanctis
Nel mondo degli uomini (2012)
di: Il viaggio è nella testa.
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